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Vertenza Golden Lady: coinvolto il ministro dello Sviluppo Economico

Di Pietro (IdV) incontrerà Passera per la questione chiusura del sito in Val Sinello

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Golden Lady: Antonio Di Pietro incontrerà il ministro Corrado Passera. Otto marzo amaro per le dipendenti della Golden Lady di Gissi vittime della crisi ma, soprattutto, della delocalizzazione che ha spinto il gruppo industriale di Faenza a spostare la produzione nell’est europeo. Alla vigilia dalla messa in mobilità, nessuna speranza concreta per le oltre trecento operaie che, presto, resteranno senza alcun sostegno economico, sinora garantito, anche se in misura ridotta, dalla cassintegrazione. Ed è di ieri la notizia che il leader nazionale dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, ha chiesto un incontro urgente al ministro Passera sulla difficile e incerta vicenda dell’azienda di Gissi. L’obiettivo è di tentare di sbloccare una situazione ormai gravissima. “La richiesta di un incontro tra Di Pietro e Passera - hanno spiegato il segretario regionale dell’IdV Alfonso Mascitelli ed il consigliere regionale Paolo Palomba - fa seguito all'impegno che Di Pietro ha voluto assumere accogliendo a San Salvo una rappresentanza delle dipendenti in cassa integrazione della Golden Lady”. Due i nodi da sciogliere: analizzare la validità delle proposte provenienti da altri gruppi imprenditoriali, valutare credibilità e la fattibilità degli eventuali piani industriali; analizzare le possibili misure in proroga, in deroga o applicative delle norme in vigore che si potrebbero assumere a breve, in considerazione che la vertenza della Golden Lady fa rientra nelliarea di crisi industriale Val Sinello. “Di Pietro - hanno concluso i due esponenti dell'Idv - non vuole farsi né dare illusioni in una situazione così delicata, ma il fatto che un leader nazionale richiami l’attenzione su questa difficile vertenza può rappresentare un passo in avanti”. E a dare voce alla protesta ma, soprattutto, alla volontà di riaffermare il diritto al lavoro, le lavoratrici della Filctem Cgil che, in un volantino, hanno denunciato il peggioramento delle loro condizioni di lavoro, la difficoltà a trovarlo, la differenza salariale rispetto alle retribuzioni percepite dagli uomini. “E’ trascorso un altro anno di lotta nella consapevolezza che sono quasi sempre le donne a pagare il prezzo più caro delle crisi aziendali – hanno scritto le lavoratrici – Le donne, spesso, sono inserite nei settori e nelle qualifiche più a rischio e sono le prime ad essere messe in cassa integrazione o in mobilità, oppure, se precarie, a perdere il posto. E sono ancora le donne che in cambio di una promessa di lavoro, ricevono richieste di rinunciare, ancora una volta, alla loro salute e alla loro vita. Oggi più che mai, siamo ancora pronte a lottare”.
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