Partecipa a IlTrigno.net

Sei già registrato? Accedi

Password dimenticata? Recuperala

Renzi vince, Conte perde e l' Italia sballa: il gioco delle tre carte

L'editoriale di Nicola Dario, scritto nella mattinata del 29 gennaio

Condividi su:

I format precedenti sono consumati, un governo di larghe intese e un premier autorevole sono la soluzione logica (dunque la più difficile per i partiti). 

Come va la crisi? Benissimo, procede secondo copione, la politica fa il suo gioco, i commentatori assumono il tono grave del trombone (ben sapendo che non avrebbero altro da scrivere, visto il disinteresse e l'ignoranza che hanno per il resto del mondo), gli italiani la commentano di fronte a un piatto di pasta e un bicchiere di vino, dicendone il peggio ma non essendo affatto meglio. Dunque, viva la crisi. Perché mostra quello che siamo. A che punto siamo? 

In questa storia spicca chi sa fare politica e, piaccia o meno, il migliore, sui tempi brevi, è Matteo Renzi. Il leader di Italia Viva è salito al Quirinale con uno spartito ben costruito, ha in mente una crisi a tappe e un risultato finale. Quale? La caduta di Giuseppe Conte e l'avvio di una nuova fase politica per chiudere la legislatura. Per farlo ha due  strade:

1. Un governo giallo-rosso senza Conte;

2. Un governo di larghe intese;

Il primo format sarebbe una sua vittoria totale, Italia Viva sarebbe sempre fondamentale per la vita dell'esecutivo, Renzi avrebbe la Golden share del governo e de facto anche del Pd; il secondo è sarebbe una nuova avventura, di più nobile e interessante stampo, Renzi giocherebbe una partita meno incisiva sul piano dei numeri, ma sempre forte sul piano del suo rilancio politico. 

Renzi lo ha detto chiaramente: ci vogliono ancora nella vecchia maggioranza? Se sì, parliamo. Se la risposta è negativa, no problem, si fa un altro esecutivo e chiaramente la prospettiva è quella di un governo largo da inventare. Possibile? Per ora è sul tavolo delle ipotesi, oggi avremo le idee più chiare quando il centrodestra salirà al Quirinale. 

La chiave per far cascare Conte (o tenerlo in piedi dimezzato, come il Visconte di Italo Calvino) è il mandato esplorativo. Che cosa è? Un giro di giostra di una figura istituzionale (il presidente della Camera, Roberto Fico) per vedere se ci sono le condizioni per rimettere in piedi una maggioranza, in particolare quella di vecchio conio. 

Il mandato esplorativo è necessario? In teoria no, potrebbero fare tutto i partiti senza bisogno alcuno della foglia di Fico, ma questa serve per mettere Conte all'angolo, tenerlo fermo, congelarlo e molto probabilmente lasciarlo nel freezer per sempre. Il premier dimissionario è già sconfitto, comunque vada egli uscirà da questa crisi ridimensionato. 

Cosa farà Fico? Un giro con i leader dei partiti, una giornata intera, forse due, saranno necessarie per farsi un'idea. La terza carica dello Stato in missione per conto di Mattarella potrebbe scoprire i seguenti mondi: 

1. La vecchia maggioranza è tutto sommato ancora in piedi, Conte deve cospargersi il capo di cenere e camminare sui carboni ardenti ma si può ancora fare; 

2. La formula con Conte al vertice s'è dissolta e per rifarla serve un nuovo premier;

3. Il dissidio è totale, dunque è necessario passare per un governo di larghe intese o accettare il destino del voto anticipato;

Per mandare in cottura la pietanza, il cuoco non può essere Conte, ma Fico. Ieri sera Italia Viva ha fatto sapere che "per ora" non vuole Conte. Si tratta di una furbizia semantica, il "per ora" va letto come il vero desiderio, cioè "per sempre". La logica della cottura lenta usata da Renzi su Conte è quello di farlo rosolare nelle prossime ore, lasciarlo ad attendere il fato, illuminarlo nella sua impotenza e - bisogna esser chiari - mostrarne l'incapacità politica. Perché è chiaro che comunque  vada a finire questa storia, Conte è quello che ci ha provato con i Mastellas.

Cosa resta da fare? Il terzo giorno di consultazioni di Mattarella, quello decisivo perché apre o chiude la porta al governo di larghe intese, il non-detto di questa vicenda, il format che risolverebbe i problemi, metterebbe tutti di fronte alle proprie responsabilità nei confronti degli italiani, quello  più adatto e serio per affrontare la crisi. Come si fa? Vediamo le carte sul tavolo. 

Il governo di larghe intese che vorrebbe il Pd - e andrebbe più che bene a Renzi - è quello che vede Forza Italia migrare nella maggioranza. Semplice, europeista, format Ursula. Berlusconi farebbe lo strappo dalla coalizione di centrodestra? Tutto è possibile, ma ..:

1. Berlusconi ha fermato l'arrivo di tal Vitali in soccorso di Conte perché c'è la possibilità di fare un'altra maggioranza e dunque nessuno deve muoversi prima;

2. Matteo Salvini sta riflettendo sul ruolo della Lega, la rappresentanza dei ceti produttivi, la questione del Nord, la posizione molto critica di Confindustria contro il governo uscente.

Sono due punti importanti e vedremo oggi a cosa condurranno. Berlusconi è pronto, ma non vuole spezzare l'alleanza di centrodestra. Il Cavaliere ha atteso il leader della Lega, spera che Salvini apra alla soluzione di un governo di larghe intese, con uno scopo chiaro, di fine legislatura, scrittura della legge elettorale, gestione del Recovery fund e dell'emergenza sanitaria. Salvini farà questo passo? La notte è stata piena di pensieri, i fatti seguiranno. Se Salvini apre, la sua storia (forse) prende un'altra piega, se chiude, resta nel ruolo di leader dell'opposizione, scommette su una vittoria elettorale futura, ma due anni sono lunghi e il motto andreottiano del "potere logora chi non ce l'ha" è una realtà.  Che fare?Il dilemma riguarda soprattutto il Partito democratico. Ieri il segretario Nicola Zingaretti è apparso spiazzato, fuori tempo, fuori giri, livido in volto. Ha commesso due errori in pochi minuti: 

1. Ha riproposto l'incarico a Conte ma questa idea era già sfumata per il no dato da Renzi durante l'incontro con Mattarella, dunque ha messo sul tavolo un'opzione impossibile;

2. Non si è fermato a parlare con i giornalisti e invece avrebbe dovuto perché il suo avversario, Matteo Renzi, aveva appena fatto uno show di 27 minuti al Quirinale, in piena scioltezza, argomentando le ragioni politiche della crisi di governo. Zingaretti non lo ha fatto, ha rifiutato in modo brusco il confronto con la stampa, una scelta poco lungimirante.

3. Così facendo, Zingaretti è rimasto nel limbo della cronaca e nessuno sa esattamente cosa farà

Condividi su:

Seguici su Facebook