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LA CHIESA DI SAN NICOLA E' RISORTA, PERCHE' FU COSTRUITA SULLE ROCCE

L' editoriale di Ods

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Domenico Di Stefano ha scritto "Storie di piedi buoni". E noi da ragazzini (Rai Pascale, Massimo Di Bartolomeo, Vitale D' Achille, Antonio Boschetti, Nicola Angelone) i piedi dovevamo averceli proprio buoni, per riuscire a  giocare su quella roccia. 

Eppure non si vedeva la roccia sotto il campetto di Don Pierino, ma c' era. Perché lui sapeva che la sua Chiesa, anzi la nostra, non poteva costruirla sulla sabbia. Del resto Cristo aveva detto a Pietro: "su questa pietra costruiro' la mia Chiesa" .

Fu così che la nuova Chiesa di San Nicola non fu costruita alla 167, dove taluni consiglieri la proponevano... nel '75. E non fu né demolita e né ricostruita a Stingi, come un parroco (venuto per stare poco) avrebbe voluto, con qualche lottizzatore locale... quarant' anni dopo.

Essa ora è "risorta", semplicemte ristrutturata, dove Don Piero l' aveva voluta, sul campetto con sopra la terra e sotto la roccia e dove noi avevamo tirato i primi calci al pallone. Cioè dietro alla chiesetta rurale e fuori porta di San Nicola, che raccoglieva i fedeli fuori dal Quadrilatero, per andare a Bari a piedi ogni anno.

Era lì che doveva nascere (e restare) la nuova Chiesa, dove il segretario di Papa Giovanni aveva mandato un giovane prete capellone, destinato al deserto africano: "Vai lì, tra la Porta de la terra e il Termine di San Salvo, che c'è un deserto di cultura e socialità e semina...perchè poi arriverà il raccolto, così che la zizzania non attecchisca". E la zizzania non attecchì !

Dove c'era un deserto, tutto italiano da bonificare e rendere fecondo, fatto di sabbia, Don Piero, da geologo di Dio, aveva saputo individuare la roccia e le Rocce (in carne ed ossa) su cui edificare la sua Chiesa prima che la nuova chiesa. 

Grazie alle Rocce di quella Chiesa, la chiesa è rimasta lì e non è stato demolito né il tempio e né la comunità. 

Ora la chiesa di San Nicola è più grande di prima. È più bella di prima. È più accogliente di prima e stamattina ci sono andata per vederla e per salutare le Rocce e ringraziarle perchè hanno saputo difendere, con pensieri, parole ed opere, in questi anni bui, la chiesa e la Chiesa, entrambi costruite sulla roccia.

Ps È giusto dire che per Rocce (in carne ed ossa) non vanno annoverati solo solo i miei coetanei, che si formarono con il giovane prete capellone quando arrivò agli inizi degli anni '70 e quelli che gli furono affianco nei successivi decenni fino al suo trasferimento nella terra dei Marsi.

Per Rocce (in carne ed ossa) vanno intesi anche quelli che ci sono adesso e che la Provvidenza (per chi crede) ha mandato nel recentissimo passato: primi fra tutti, Don Beniamino Di Renzo, che da parroco si è fatto carico di quella Comunità ,  diventandone la testata d' angolo su cui le Rocce d' ogni tempo hanno potuto ricostruire la Speranza che  sabato 6 febbraio AD 2021 si è manifestata con la RIAPERTURA DEL PORTONE

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