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10 febbraio: Giorno del Ricordo

L' editoriale di Filippo Sammartino

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Oggi, 10 febbraio 2021, è doveroso per noi cittadini italiani ricordare uno degli eccidi più disastrosi della nostra storia: i massacri delle foibe, come stabilito da una Legge del marzo 2004 approvata dal Governo Berlusconi II. Un’altra pagina negativa del Novecento che è costata la vita a tanti nostri concittadini. Infatti, durante la Seconda guerra mondiale e negli anni immediatamente successivi ad essa, migliaia di italiani furono gettati nelle foibe dai partigiani comunisti del dittatore slavo Tito. Ancora una volta, il nazionalismo e l’estremismo si sono rivelati distruttivi nei confronti dell’umanità e hanno oppresso la dignità stessa di essere uomini. Il 27 gennaio abbiamo condannato la follia nazista, oggi siamo chiamati a condannare la barbarie slavo-comunista. Purtroppo, per cinquanta anni il dramma delle foibe è rimasto nascosto, e pochi sono stati quelli che hanno voluto portare avanti la verità.

Il Partito Comunista Italiano, in particolare, ha sempre assunto posizioni ambigue e già negli anni della guerra aveva ordinato ai partigiani italiani di andare sotto il comando di Tito e seguire i suoi ordini anche nella tattica delle foibe. Anche nel dopoguerra, ambienti vicini al PCI hanno cercato di minimizzare e negare la vicenda, macchiandosi di incoerenza e di ipocrisia. Dal mio punto di vista, nel ricordare tali eventi non deve mai esserci distinzione politica o sociale. Di fronte alla morte e alla violenza, tutti hanno il dovere di ricordare il passato per costruire un futuro migliore.

Il 27 gennaio e il 10 febbraio riguardano eventi diversi, ma in realtà sono due giornate ben collegate nella lotta a ogni tipo di estremismo e totalitarismo, e vanno allargate a ogni giorno della nostra vita. Ricordare è un dovere, non una scelta, a cui tutti noi dobbiamo adempiere per poterci ritenere figli della libertà e della democrazia. 

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