Quel che segue potrebbe sembrare un pezzo di politica, ma in realtà non lo è. Certo, poi ognuno lo interpreta come vuole, ma giuro che per me si tratta di una osservazione di un importante fenomeno sociale, che, per la verità, avevo iniziato a fare appena dopo la plebiscitaria vittoria di Tiziana Magnacca nel 2017, anzi dopo la nomina di vice sindaco (con annesse plurideleghe) che la stessa aveva fatto a Maria Travaglini, definendole Donna Tiziana e Donna Maria. A significare che, dopo il primo quinquennio del primo sindaco donna, la città era rimasta “affascinata” e l’aveva super premiata.
San Salvo non aveva mai avuto al vertice una donna: non ai tempi della democrazia repubblicana con sindaci sempre maschi…fino al 2012; non ai tempi del fascismo, con podestà (manco a dirsi) sempre maschi; non ai tempi della monarchia post unitaria, con sindaci altrettanto maschi; non ai tempi del feudalesimo pre unitario con feudatari maschi, preceduti da abati maschi; non ai tempi dell’ impero romano, ove qui ci fosse stata una villa (come ha scritto Don Cirillo) o un accampamento militare (come ha scritto Peppino Romondio). Quindi per secoli e secoli il potere era stato maschio, continuamente e rigorosamente maschio.
Nel 2012 una Signora è diventata prima cittadina e sappiamo dai suoi collaboratori diretti che ha comandato con piglio decisionista: in Giunta, in Consiglio e pure sulla Piazza (reale e virtuale). Non ha fatto mai passare un comunicato o una notizia che non avesse commentato, prima sui giornali e poi sui siti. Non ha fatto mai passare un compleanno sui social senza il suo augurio. In Consiglio comunale, col presidente che pedissequamente applica il regolamento che gli hanno lasciato in eredità, ha preso di petto, prima tostissimi avversari come Mariotti, Marchese, Cilli e Di Stefano e ora battaglia con calibri politici come Boschetti e Travaglini, che proprio docili non sono.
Donna Tiziana neanche all’ interno è stato tenera, anche se riesce a far trapelare all’ esterno poco, anzi pochissimo di quel che accade nel Palazzo: il primo dissidente l’ ha mandato ad un Consorzio, la seconda l’ ha espulsa con raccomandata a.r. (cioè col bastone), con il terzo ha usato la carota ed alla fine ha archiviato pure il quarto autorevolissimo facendolo litigare con il quinto. Errori politici ne ha fatti, purtroppo, ma certo la squadra se l’è creata a sua immagine e la gestisce adesso senza eccessivi problemi. Per cui, dopo il plebiscito di quattro anni fa, senza più dissidenze significative, potrebbe avviarsi a chiudere il suo secondo mandato, permettendosi pure di lasciare un Forno crematorio alla Città. Eppure il Diavolo (o la Diavola) si annida nei dettagli.
Infatti, contro sto forno ci si è messa una tostissima quanto lei: Donna Antonella Schiavarelli, mia collega in giornalismo, che anima un Comitato e lo fa, come la Magnacca fa il sindaco, come la Merkel fa il cancelliere federale, come la Von Der Leyen fa il capo della Commissione europea (capace di restare in piedi davanti ad un turco Erdogan, ma sono convinto che quella storia non finisce sul quel sofà ad Istambul). E cioè come ? Nel solo modo che conoscono: da donne. Le quali - lo dico anzitutto ai miei confratelli di genere - non mollano mai la presa, diversamente da noi maschietti. Si svegliano presto e si studiano le cose. Ti chiamano per chiederti informazioni e tu non hai il coraggio di rifiutarle, perché te lo chiedono tra il minaccioso ed il gentile. Capiscono subito l’ interlocutore con il loro sesto senso e, soprattutto, sono instancabili, perché per mille e mille anni hanno dovuto subire il nostro potere, lavorando il triplo di noi: al lavoro, a casa e nell’ intimità per suggerirci cosa fare (da qui il proverbio: dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna).
Ma torniamo alla nostra Città. Donna Antonella ha chiesto alla maggioranza di non farlo il Forno. Inizialmente ha messo su un Comitato, quasi timidamente, coinvolgendo delle persone perbene che non volevano il Forno, dando pure una via d’uscita: facciamolo decidere ai cittadini. La maggioranza (ovviamente con a capo Donna Tiziana) ha negato questa possibilità, addirittura dicendo che non c’erano i numeri per convocare una Commissione consiliare. Allora, è stato convocato il Consiglio per richiesta dell’ Opposizione, ma la maggioranza che ha fatto ? Ha detto di andare in Commissione, cioè di fare adesso quel che poteva essere fatto due mesi prima.
Allora, la Schiavarelli si è arrabbiata e con lei il Comitato, perché si è, anzi si sono sentiti prendere per i fondelli. Quindi hanno presentato un’ osservazione al Piano cimiteriale e hanno scritto al Prefetto e hanno chiamato coloro che avevano impedito di fare i Forni crematori nella loro Città e hanno appeso gli striscioni, che glieli hanno tolti e loro li hanno riappesi di nuovo e hanno risposto punto per punto alla lettera che la maggioranza (ovviamente con a capo Donna Tiziana) aveva scritto.
Sta storia non finirà, perché oramai è guerra al femminile, che non si tiene negli Uffici comunali, dove la Magnacca si muove con nonchalance, né sul terreno della politica politica. Ma si tiene tra la gente, anche tra i giovani (e non è casuale che la maggioranza abbia lanciato l’accusa di strumentalizzazione). La guerra oramai si tiene sui social, cioè sul territorio della Schiavarelli, giornalista e social media manager. Si tiene con gli atti: una è avvocato e quindi le carte è abituata a leggerle, l’ altra è giornalista e quindi le carte è abituata a leggerle lo stesso. La politica non c’entra, perché la Schiavarelli non si deve candidare e l’ ha detto ai quattro venti. C’entra la salute, perché lei un problema serio ce l’ha avuto. E c’entra soprattutto il modo tutto femminile di sposare le cause.
Donna Tiziana ha sposato la causa del Forno e la maggioranza ha anche scritto perché vale la pena di farlo il Forno al Cimitero di San Salvo. Donna Antonella ha sposato la causa contraria e il Comitato ha scritto perché non bisogna farlo quel Forno. Una delle due vincerà e l’altra perderà. Il pareggio non è previsto. La via d’uscita potrebbe essere il Referendum: siano i cittadini a dire se è più convincente il Comitato o la maggioranza. Che, però, dice: “in Democrazia il potere è esercitato dal popolo tramite i rappresentati eletti”. Se passa questo concetto il Forno si farà, perché i rappresentati eletti (12 su 17) stanno dalla parte del sindaco. Tuttavia, nessuno vieta di interrogare la fonte originaria del potere stesso (che in Democrazia è il popolo) e fare quello che il popolo vuole, come dice il Comitato.
Chi la spunterà ? Vedremo. Eppure io di una cosa sono certo. Come dicevo all’ inizio, il protagonismo femminile ha cambiato l’esercizio del potere e l’esercizio del contropotere. Per questo le due Donne che guidano le contrapposte posizioni (proforno e controforno) andranno avanti fino alla fine. Chi l’ ha Dura la vince.