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Voglia di amministrare, perché? di Rodrigo Cieri

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Amministrative 2021, due giorni di “fuoco”, ultime cartucce, sabato silenzio (così è scritto), giorno di meditazione e riflessione su quanto proposto in campagna elettorale, domenica alle urne.

Le proposte in campo sono tante, nei piccoli comuni o città come Vasto e Lanciano, per rimanere in provincia di Chieti, le più varie, a volte con leggere differenze tutte tendenti o alla continuità o al cambiamento. Manifesti cartacei che attirano l’occhio del passante o “santini” che si pongono quando apri il cellulare propongono in sintesi i motti più vari che sembrano racchiudere tutto un programma.

Alle  elezioni delle grandi città alcuni vogliono dare un valore politico nazionale, molti sostengono che sono solo elezioni amministrative che riguardano i comuni, proprio perché sono amministrative, perché il comune si amministra.

Siccome amministrare significa servire, quasi tutti utilizzano questo verbo per essere più convincenti, più affidabili. Ma, attenzione, come dice Flavio Felice, quanti dittatori sostengono di voler servire. Hitler, ad esempio. Chi non ricorda quel gruppo politico “Servire il popolo”. La signora Rachele diceva che Mussolini, suo marito, era stato il servo degli Italiani.

Sempre da Flavio Felice: «amministrare significa “servire”, il verbo “amministrare” deriva dal latino administrare, agire da ministro, servire con oculatezza, ponderazione e giustizia».

Tutti dicono che vogliono servire, ma non è scontato. Ho sentito amministratori affermare con soddisfazione e orgoglio: ora comandiamo noi. Comandare, un verbo che dà significato all’uso del potere, stare in alto, guardare in basso, dirigere con la convinzione anche di servire. E invece bisogna comprendere le ragioni del paese, quelle che vengono dal basso, cogliere il palpitare dei bisogni e delle aspirazioni dei vari componenti della collettività.

Amministrare è farsi carico, secondo il concetto dell’amore cristiano che è carità, dei bisogni della collettività, è elaborare un progetto, una visione condivisa, avere il senso della misura e della giustizia considerando i cittadini alla stessa stregua; i cittadini vanno messi al primo posto, senza distinzione di idea politica, senza rancore per avversari, senza privilegio per i sostenitori.

L’elettore ha il dovere di andare a votare, perché deve essere determinante nella scelta. L’elettore guarda anche al passato del candidato alla carica di sindaco o a consigliere comunale, a volte ne fa la radiografia, ma guarda anche alle proposte per il futuro sia di chi chiede riconferma sia di chi si presenta come alternativa, sta attento anche al cambiamento, al nuovo proporsi di chi è stato precedentemente bocciato.

Venerdì ultime cartucce soprattutto dai leader e magari con la preoccupazione di riservarsi l’ultima parola dell’ultimo minuto prima della mezzanotte.

Personalmente ho preferito le ore centrali; valgono sempre gli argomenti e non le frasi a effetto.

 

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