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Dario Leone: "Il Pds non è da ricordare"

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Si è svolta a San Salvo un’iniziativa per ricordare la fondazione del PDS quando fu piantato il seme di una quercia e venne inaugurata la storica sezione di Via delle Rose da Achille Occhetto. La “cosa” prese forma all’epoca in modo caotico e tutt’altro che limpido, funzionale ad attrarre tanti compagni che ritennero di aderirvi pensando che quello fosse lo sbocco naturale che il PCI avrebbe dovuto intraprendere dopo il crollo del muro di Berlino. Anch’io, che ero all’epoca un giovanissimo ragazzo (poco più di un bambino), fui attratto dall’idea di costruire un grande contenitore della Sinistra che raggruppasse tante sensibilità tra quali fosse preminente quella comunista italiana.

Tale scelta mi ha dato l’opportunità di condividere un pezzo del mio percorso formativo con compagni ai quali volevo e voglio bene e che sono tra gli organizzatori dell’iniziativa. Tuttavia quelle radici rappresentate dalla falce e martello, furono recise e sostituite con il simbolo del PSE per permettere l’ingresso agli “estranei” alla cultura della Sinistra italiana. Il PDS venne dunque trasformato in un agglomerato interclassista che ha sovvertito il diritto costituzionale al lavoro introducendo una molteplicità di contratti capestro per i lavoratori, ha promosso e partecipato direttamente a una guerra, ha finanziato le missioni “di pace” al servizio della NATO e dell’imperialismo americano, ha pian piano debellato qualsiasi lontano riferimento alla storia gloriosa del Partito Comunista Italiano fino alla fondazione del PD che ha votato al Parlamento Europeo, la mozione che equipara il Nazismo al Comunismo, producendo un falso storico, sociologico e scientifico utile agli scribacchini del potere finanziario (che oggi determina quello politico), per eleggere a criminali coloro che le bestie criminali le hanno sconfitte permettendo anche a me oggi di scrivere questo articolo e di non essere bruciato in un forno crematorio. Il partito che ho contribuito a fondare e a costruire, il Partito dei Comunisti Italiani, non ha alle spalle un fallimento meno pesante del PDS, avendo nel tempo accettato buona parte delle scelte di quel partito diventandone di fatto, una costola.

Dunque, mi domando, che cosa è stato ricordato e/o commemorato? L’inizio della distruzione della speranza per coloro che occupano i gradini più bassi della società? L’inizio della fine di una Sinistra che non ha più saputo interpretare le ragioni del lavoro e difendere, mantenere e rilanciare i diritti sociali sostituendoli con quelli civili? Il compimento di una mutazione genetica che ha lasciato senza identità milioni di uomini e donne che hanno subito persecuzioni democristiane, condanne dai tribunali, emarginazioni in nome di un ideale svenduto nel tempo al peggior offerente in nome del Governo, dell’Europa, della Globalizzazione, della “modernizzazione”? L’affermazione della giustezza delle battaglie di Bettino Craxi e di buona parte delle scelte dei governi democristiani? L’introduzione nella sinistra di personaggi equivoci che l’hanno utilizzata come un taxi verso mete più “appetitose”?

Tutti noi, cosa abbiamo da commemorare o ricordare di così gratificante nel periodo che va dal 1991 ad oggi, dove tutti governano con tutti (fascisti compresi) al servizio di un banchiere che ha annientato la presenza dello Stato dai settori strategici e di interesse popolare della nostra economia? O tutta la Sinistra riparte dalle sue radici (quelle più antiche e profonde) oppure continuerà ad essere una Destra sbiadita che come la Destra vera è funzionale esclusivamente agli interessi di una classe dominante che sta distruggendo il pianeta, la sanità, l’istruzione, portando indigenza, miseria e disperazione in buona parte del mondo mentre pochi noti ingrassano le proprie tasche dettando l’agenda alla politica subalterna.

Piuttosto che ricordare speranze vane, fallimenti terribili e malformazioni identitarie, vale la pena tornare a leggere Gramsci e prendere a modello il suo concetto di autocritica. Torniamo tutti alle radici vere e al posto di far crescere alberi dai frutti marci, favoriamo il ritorno ad un’idea di mondo nella quale la giustizia sociale sia il faro luminoso.

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