Quando muore qualcuno, soprattutto se all’improvviso e tanto più se è giovane, c’è un modo di dire che tutti conoscono (e forse hanno usato almeno una volta nella vita) ed è questo: “Ma perché se ne vanno sempre i migliori?”
C’è un po' di retorica in questa frase, ma stavolta, anzi ste ultime due volte, se ne sono andati due sansalvesi che erano per davvero migliori, laddove migliori sta per empatici, cioè coloro che sanno porsi nell’ animo degli altri e per questo appaiono subito famigliari, amicali, disponibili. Quando ci lasciano queste Persone, soprattutto se è all’ improvviso, non ci si crede, non ci vuol credere e ci si domanda come sia possibile.
La sensazione del classico pugno nello stomaco, io l’ho (ri)provata la settimana scorsa, quando su facebook ho letto il post di Diana Di Tullio, che, affranta, annunciava la morte di suo fratello Dario. E la stessa sensazione l’ho avuto stamattina, quando su w app mi è stato chiesto se sapevo che era morto Angelo D’ Alessandro, Angelo, mio amico dai tempi dell’infanzia.
Dario aveva qualche anno più di noi e faceva parte di quella “generazione impegnata”, che “noi” volevamo essere, quando ascoltavamo i cantautori, quando con la chitarra li ascoltavamo da Don Piero, quando partecipavamo alla maratona del 1° maggio.
Angelo aveva la mia età ed era “noi”. La sua famiglia, come la mia, veniva da un paesino del vastese interno (Palmoli). Abitava a qualche centinaio di metri da dove abitavo io. Prendeva Vastobus dove lo prendevano Marco Granata ed io, di fronte a Masciale. Ancora ricordo di quando proprio con Marco, Angelo ed io passammo una nottata intera a sistemare il faro di una vecchia cinquecento rotto per una nostra birichinata.
Più tardi, lui artigiano ed io consulente, si incrociarono le nostre attività professionali, sempre nel rispetto reciproco, maturato nella comune formazione dell’infanzia e dell’adolescenza. Mai una discussione, mai una polemica, sempre battute e dialoghi ragionati sulle cose che ci accomunavano a partire dalla stessa età nostra e dei nostri figli, coi rispettivi percorsi di studio.
Ora Angelo ci ha lasciato, come qualche giorno fa ci aveva lasciato Dario. Restano il sorriso, i ricordi, il modo di essere aperto e leale, basato sui comuni valori del Rispetto in un paese diventato Città, ma rimasto comunità…comunità vera, dove chi hai incontrato da piccolo più che amico resta fratello.
Ciao Angelo.