“Ufficio Politiche Sociali del Comune, dove può accadere che un tuo problema diventi cosa pubblica. È arrivato il momento che si crei un ambiente che assicuri all'utente la privacy dovuta. Vi è mai capitato di andare al supermercato e esporre sul nastro trasportatore della cassa la vostra spesa e così facendo tutti possono vedere e sapere cosa comprate e cosa usate in casa? Orbene, la stessa cosa accade se vi recate presso l'ufficio delle Politiche Sociali del Comune di Vasto posto al secondo piano del Municipio. È giusto far sapere agli utenti che nel momento in cui si recano in questi uffici saranno in qualche modo costretti a palesare le proprie disgrazie e i propri fabbisogni a tutti quelli che sono presenti lungo il corridoio e all'interno dell'ufficio stesso?” dice Antonio Borromeo, Presidente dell’associazione “Papi Gump”.
“La regola vuole che all'interno di questi uffici vi sia un solo addetto ai lavori, che generalmente è un assistente sociale o un responsabile di settore, che ascolti l'utente che spesso ahimè va in questi uffici non per raccontare frivole storielle e barzellette, ma per esporre problemi seri in famiglia o disagi familiari. Invece accade che all'interno degli uffici vi siano più persone, addette e non, che ascoltano il malcapitato o la malcapitata. Ma non contenti di questo, visto che gli spazi sono quelli che sono, e basta recarsi presso gli uffici del Comune di Vasto per rendersene conto, più utenti sono costretti a restare nel corridoio ad esporre i propri problemi in presenza di altri malcapitati. Per di più, seppure l'utente riesce a farsi ricevere all'interno dell'ufficio, comunque gli addetti hanno la pessima abitudine di lasciare la porta aperta, e così facendo comunque tutti quelli che sono nel corridoio ascoltano quello che viene detto all'interno dell'ufficio che, ripeto, è un ufficio dove le famiglie vanno ad esporre problemi molto delicati. E intanto nei prossimi mesi ci sarà l'erogazione dei buoni spesa – prosegue Borromeo - e si spera che non si ripeta ciò che è accaduto lo scorso Natale, quando centinaia di famiglie furono costrette a mettersi in fila come degli esodati lungo la strada per ritirare la famosa card, di cui però gli addetti dei servizi sociali dimenticarono di comunicare la password. E così facendo le costrinse restare senza mangiare per le festività, come già denunciammo” ha concluso.