Il territorio sansalvese, antecedente l'ultimo conflitto mondiale, era ancorato ad una agricoltura tradizionale, povera ed arretrata, praticata da piccoli proprietari e da mezzadri ed affittuari di alcuni latifondisti, detentori di un cospicuo patrimonio fondiario.
Era una realtà pressappoco sovrapponibile a quella dei decenni precedenti, che come si ricorderà causò varie ondate migratorie di interi nuclei familiari e di giovani uomini alla ricerca di più promettenti lidi europei e del mondo.
Poi, bisognerà attendere gli anni del piano Marshall della ricostruzione post bellica e la successiva ripresa economica degli anni 1960, per riacquistare fiducia in noi stessi, unitamente a quella dell'intera nazione.
Nel mentre, nel quadro poco edificante sansalvese, facevano piccola mostra di sé un paio di attività imprenditoriali collegati a quel mondo contadino; l'una era quella del mulino "Pantanella", di proprietà comunale, ma concessa in affitto a privati e l'altra più rilevante, era rappresentata dalla distilleria "ALA", che seppure funzionante solo alcuni mesi dell'anno, costituì forse la prima attività di tipo industriale di stanza a San Salvo.
Alcune testimonianze, insieme a qualche cenno storico, raccontano che quella "Azienda Lavorazioni Agricole", posta in San Salvo marina su di un rialzo equidistante dallo stesso mulino e dalla vecchia stazione ferroviaria, era stata riattivata agli inizi degli anni 1950.
Mentre la sua iniziale struttura era stata realizzata nel 1930 ad uso per l'ammasso del grano. Poi successivamente, durante le fasi finali della guerra, i tedeschi, allorquando si preparavano ad erigere difesa al sopravanzare degli alleati, la utilizzarono come deposito e dormitorio per gli uomini presi a scavare le trincee e per rifornire le postazioni.(1)
A tal proposito, viene persino ricordato, che all'indomani dell'avanzamento degli alleati, con i tedeschi ormai arretrati sulla linea del Sangro, alcuni ragazzi si recavano per svago sulla collinetta della distilleria, per assistere ai volteggi degli aerei inglesi nei loro decolli ed atterraggi sul realizzato sottostante aeroporto militare, aldilà della linea ferroviaria verso la marina.
Indi, come sopra ricordato, in epoca immediatamente successiva a tali eventi, lo stabilimento "ALA", fu rilevato da un altro proprietario, che lo rimise in attività , permettendo l'occupazione a regime di una ventina di operai, per almeno 4 mesi l'anno dall'inizio della vendemmia sino alla sua fine.
Nella distilleria, venivano conferite dai vari produttori le vinacce residue alla propria vinificazione, utili alla fabbricazione dell'alcool ad alta gradazione, mentre i resti finali erano avviati a comporre concime ed altro.
Attualmente la distilleria, come ben appare al visitatore, con la sua ciminiera ricurva, è abbandonata a se' stessa all'incuria ed alla folta vegetazione, da lasciarlo perplesso.
Per cui, sarebbe auspicabile poter intraprendere per quanti interessati, una decorosa bonifica d'insieme, capace di restituire salubrità e visibilità ad un luogo ben importante come biglietto da visita per la nostra città .
(1) Da didascalia foto 277 di G.Artese "La valle del Trigno"
Nota: Foto ph A. Vicoli.