Una delle colture di questo periodo del nostro territorio è il grano. In questi giorni non è raro incontrare delle imponenti trebbiatrici lungo le vie delle periferie dei nostri paesi. Alfredo e Guido Franceschini sono un padre e un figlio di Montenero Di Bisaccia che sono titolari di un’azienda movimenti mezzi agricoli.
Il papà Alfredo fa questo lavoro da quando era piccolo. Quando era ragazzo utilizzava la falce e a seguire tutti i mezzi che si sono succeduti nel tempo fino ad arrivare al 1964 a una mietitrebbiatrice tutta sua.
Una volta si cominciava a trebbiare il grano agli inizi di giugno e si poteva finire anche a metà agosto. Oggi invece si comincia il 13 giugno e nell’arco di quindici o venti giorni tutto è finito. I cinque giorni di differenza trovano ragione di esistere solo se è piovuto.
I terreni adibiti a grano sono fondamentalmente gli stessi ma sono aumentate le mietitrebbiatrici in circolazione. In alcune circostanze la coltura di coriandolo ha sostituito il grano.
La giornata tipo comincia molto presto intorno alle cinque del mattino e finisce tra le dieci e mezzanotte. A volte si lavora anche di notte. Tutti hanno fretta di trebbiare per paura di incorrere nel maltempo e avere un raccolto rovinato. Per non perdere il cliente bisogna fare il lavoro quanto prima.
Una volta era prassi che i clienti offrivano pranzo e/o cena alle persone che andavano a trebbiare. Oggi solo alcuni conservano questa tradizione soprattutto perché la maggior parte commissiona il lavoro e ordina di portare il grano al commerciante con cui il cliente si è accordato tramite il cellulare. Le generazioni precedenti erano più attente.
Le comunicazioni per la coordinazione tra gli addetti ai lavori nelle varie fasi avvengono con i walkie talkie. I telefonini non sempre prendono e con i vari rumori è difficile sentirli.
Uno dei deterrenti alla coltivazione del grano è il prezzo che si aggira intorno alle 18 euro a quintale, “una vera miseria”.
Guido Franceschini (il figlio) a sette anni già sapeva guidare la mietitrebbia. e alla stessa età ha fatto il suo. Il papà se lo era sempre portato dietro e con orgoglio racconta quel fatidico giorno in cui Guido trebbiava il suo primo appezzamento in un campo di Tavenna e gli altri si erano seduti a fare colazione.