VIII Domenica T.O.A
(Is 49,15-15; Sal 61; 1Cor 4,1-5; Mt 6,24-34)
Al centro della Liturgia di questa domenica troviamo una delle verità più confortanti: Dio provvede, si prende cura di noi, non ci abbandona mai. Il profeta Isaia ci presenta il “prendersi cura di noi” di Dio con l’immagine dell’amore materno pieno di tenerezza, e dice così: «Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se costoro si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai» (Is 49,15).
Non preoccupatevi. Per tre volte Gesù ribadisce il suo invito pressante: ci invita a non avere l'affanno che ci toglie il respiro, per cui non esistono più feste o domeniche, non c'è tempo di fermarsi a guardare negli occhi la vita, a parlare con chi ci vuole bene. Non lasciamoci rubare la serenità, cerchiamo di godere sempre delle cose belle che ogni giorno il Signore mette sulla nostra strada, che accadono dentro la nostra vita quotidiana.
Ma soprattutto, per quale motivo non dobbiamo essere in ansia? Perché Dio non si dimentica. Che bello è questo! Dio non si dimentica di noi, di ognuno di noi con nome e cognome. Ci ama e non si dimentica. Questo invito alla fiducia in Dio trova un parallelo nella pagina del Vangelo di Matteo: «Guardate gli uccelli del cielo – dice Gesù –: non seminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro? Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro».
Il Vangelo ci pone la questione della fiducia. Dove mettiamo la nostra fiducia? La risposta è chiara: in Dio, prima di tutto, perché Lui non abbandona mai nessuno e ha un sogno da consegnarci. Non mettere la sicurezza nel tuo conto in banca, nell’accumulare ricchezze.
Gesù sceglie gli uccelli, gli esseri liberi, quasi senza peso, senza gravità. Lasciamoci attirare come loro dal cielo, puntare alle cose di lassù ed essere liberi! Viviamo affidàti. La fede ha tre passi: ho bisogno, mi fido, mi affido.
Affidiamoci e non preoccupiamoci. Non è questo un invito ad essere passivi, in attesa che Qualcuno risolva i problemi. Diceva Don Giovanni Calabria (fondatore della Congregazione dei Servi di Dio della Provvidenza di Verona): “la Provvidenza conosce solo uomini in cammino”: se Dio nutre creature che non seminano e non mietono, quanto più voi che seminate e mietete.
Non preoccupiamoci: Dio si prende cura, che Dio provvede.
Non preoccupatevi, Dio sa. Ma come facciamo a dirlo a chi non trova lavoro, non riesce ad arrivare a fine mese, non vede futuro per i figli?
«Se uno è senza vestiti e cibo quotidiano e tu gli dici, va in pace, non preoccuparti, riscaldati e saziati, ma non gli dai il necessario per il corpo, a che cosa ti serve la tua fede?» (Giacomo 2,16). Dio ha bisogno delle nostre mani per essere Provvidenza nel mondo. Sono io, siamo noi suoi amici, il mezzo con cui Dio interviene nella vita.
“Cercate, invece, anzitutto, prima di tutto il Regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta”. Vogliamo essere una nota di libertà nell'azzurro, come un passero? Bello come un fiore? Cerchiamo prima di tutto le cose di Dio: solidarietà, generosità, fiducia. Fidiamoci del Signore: ne vale tutta la vita! Amen.