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Dio è lento all'ira, paziente e pieno d'amore per le sue creature!

Commento al vangelo

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Le parabole ascoltate hanno un tratto in comune: entrambe evidenziano la potenza della vita divina in noi. Il regno di Dio è paragonabile a un seme. Nel battesimo questa vita divina ci ha costituito figli di Dio. Quello che ci è stato dato in germe racchiude già tutte le potenzialità che appariranno a poco a poco nel corso della nostra vita. Nelle due parabole abbiamo una realtà nascosta: il seme è immerso nella terra, il lievito nella farina. Questo esprime la natura segreta della vita che ci è stata data.

L’averci Dio creati, nell’intimo del nostro essere, a sua somiglianza fa sì che siamo inseriti e rivestiti di Lui, con Cristo. Realtà misteriosa la cui fecondità dipende dalla nostra risposta! Come la terra ha una parte nella crescita del seme e come la pasta si forma grazie all’azione del lievito, così noi dobbiamo offrire, alla segreta presenza del regno in noi, la cooperazione della nostra fede, della nostra speranza e della nostra carità. Quando ciò avviene, la vita della grazia si sviluppa con una straordinaria potenza, come significato dall’albero nella prima parabola e le tre misure di farina che fanno lievitare tutta la pasta nella seconda.

La potenza dispiegata in questa crescita testimonia l’azione di Dio nei suoi doni. È Lui che opera, e la sua azione tanto più si manifesta quanto più glielo permette la nostra generosità. Spuntano allora i frutti di questa crescita: ecco l’albero alto su cui vanno a fare il nido, gli uccelli. Albero che è simbolo dell’apostolato del cristiano, ma anche, in modo più nascosto, della comunione dei santi, dell’inestinguibile e misteriosa fecondità che Dio accorda ai suoi figli.

Questi frutti non sono necessariamente noti agli uomini, nemmeno a colui cui sono stati concessi. Infatti, sono della stessa natura del seme e non di raro, sono anch’essi nascosti. Gli uccelli stessi non sanno a quale seme devono il loro rifugio, ma sono là e questo basta loro. Il Signore invece ci conosce, vede la nostra fede, il nostro desiderio di diventare santi, la nostra incapacità di riuscirci se non consegnandoci al fuoco inebriante del suo amore. In tanti lanciano a Dio “l’accusa di giudice ingiusto” perché tollera il male. La parabola del grano e della zizzania ci mostra qual è la realtà. Bene e male continuano ad affrontarsi sino alla mietitura.

Quante volta anche noi, come i servi del vangelo, siamo stati impazienti nel volere la sconfitta del male! Dio, invece, continua ad aspettare, a sperare e a pazientare. “Perché vi affrettate pieni di zelo? Vedete la zizzania in mezzo al grano, vedete i cattivi cristiani in mezzo ai buoni, volete sradicare i cattivi. State calmi: non é il tempo della mietitura. Aspettate che venga e possa trovare in voi il grano. Perché vi indignate? Perché non sapete tollerare i cattivi mescolati con i buoni? Nel campo possono essere con voi, ma non lo saranno nel granaio!” (sant’Agostino).

Dio è tollerante e paziente, ma non per complicità con il male, né per debolezza. La sua pazienza è dimostrazione della sua forza e della sua giustizia. E, soprattutto ci invita ad amare gli uomini come li ama Lui: “Con tale modo di agire hai insegnato al tuo popolo che il giusto deve amare gli uomini” (Sap 12,19), e ci assicura che dopo il peccato l’uomo ha la possibilità di pentirsi e ottenere il perdono (cfr Sap 12,19). Il Salmo ci ha ricordato: “Signore, Dio di pietà, compassionevole, lento all’ira e pieni di amore, Dio fedele!” (Sal 85,15-16).

E chi di noi non è peccatore! Dio non ha fretta, ma aspetta che il piccolo seme di senapa cresca, come la massaia aspetta che il lievito fermenti tutta la pasta. Perciò, “Chi ha orecchi, intenda!”. «O cristiani cattivi che riempite la Chiesa vivendo malamente! Correggetevi prima che venga la mietitura. Non dite: “Ho peccato, e che cosa mi è successo!”. Dio non perduto la sua potenza, ma esige da te la penitenza!... O voi  cristiani che vivete bene, che pochi in mezzo a molti sospirate, verrà l’estate, ed ecco la mietitura. Verranno gli angeli che possono separare e non possono sbagliare… I buoni sopportino i cattivi, i cattivi cambino vita e imitino i buoni» (sant’Agostino).

Accogliamo, dunque, con vera fede la Parola del Signore. Lasciamo che fermenti la nostra vita, sì che possiamo respingere tutto ciò che è contrario al nome cristiano, e ardenti di fede, speranza e carità, passiamo dalla decadenza del peccato alla pienezza della vita nuova, nella grazia di Cristo. Che questa Eucaristia possa nutrire in noi la vita divina, permettendo così all’albero della grazia battesimale di crescere, per la gloria di Dio e la gioia dei nostri fratelli.
 

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