Partecipa a IlTrigno.net

Sei già registrato? Accedi

Password dimenticata? Recuperala

Incontri d’autore – Le 'notizie dalla Grecia' di Vinicio Capossela

Condividi su:

Incontrare Vinicio Capossela è sempre un’esperienza degna di essere raccontata, a maggior ragione se l’occasione dell’incontro è quella del Festival della Letteratura di Mantova.


La location è quella di Piazza Castello, a due passi dal magnifico Palazzo Ducale, in pieno centro mantovano. L’atmosfera che si respira è quella tipica delle grandi occasioni di scambio e di condivisione, quando è il dialogo a farla da padrone o, per dirla con le parole di Vinicio, quella delle «cose che non possono essere vendute o comprate, come il dono della parola o il dono del racconto».

La presentazione del suo ultimo libro, Tefteri, è solo il punto di partenza per un dibattito a trecentossessanta gradi con un personaggio sui generis come Capossela.
Tefteri (che è il nome del libricino per fare la spesa a credito e che oggi è tornato in auge in un paese come la Grecia a causa della profonda crisi economica che sta attanagliando il paese) nasce dall’incontro del cantautore con la musica rebetika e con la cultura greca in generale.

Si parla di musica rebetika come di una musica di ribellione, di una musica che affonda le sue origini agli inizi del 900 e più precisamente, nel 1922 quando la Grecia intraprende una guerra rovinosa contro la Turchia e ne paga pesantemente le conseguenze vedendosi costretta a trovare rifugio entro i propri confini a milioni di profughi provenienti dalle coste dell’Asia Minore.
Milioni di persone che, rientrando in patria, portarono un pesante quanto ricco bagaglio fatto di cultura, di musica e di un patrimonio di canzoni sterminato che parlava di miseria, d’amore, di malavita, di esilio…
L’etimologia del termine 'rebetiko' ci rimanda alla parola di origine turca 'rebet' che significa 'ribelle': la musica rebetika è, dunque, musica di ribellione, è sovversione nei momenti di crisi, è l’accompagnamento privilegiato delle situazioni di disagio e di difficoltà ed è la musica che, per forza di cose, tutti i regimi dittatoriali, che hanno attraversato l’ultimo secolo di storia greca, hanno vietato.
Come il blues in America, il fado in Portogallo, il tango in Argentina, la musica rebetika in Grecia è il canto dell’emarginazione e ce lo racconta in maniera esemplare Capossela che, percorrendone le strade – e le taverne – proprio nell’anno del tracollo finanziario, ne cattura visioni, ebbrezze e illusioni.

Il pregio della narrazione di Tefteri risiede nella innata capacità del suo autore di spiegare la complessità delle cose attraverso la magia delle parole (e chi lo conosce come cantautore, questo lo sa benissimo), ma risiede anche nel fatto che si tratta di un lavoro pionieristico in Italia per quel che riguarda il discorso di approfondimento sul suono rebetiko.

Il viaggio di Vinicio in quel mondo è un racconto fatto di incontri, di musica suonata e raccontata, di episodi di vita vissuta, di cammini percorsi insieme ad artisti poco noti al grande pubblico ma, senza ombra di dubbio, capaci di lasciare un segno nel cuore dell’autore.
E sono le parole di Capossela stesso a darcene la prova: ce lo racconta con la voce pacata, con la giacca infilata ad un solo braccio («perché in taverna la mano deve essere pronta al coltello...») e il solito cappello di traverso.
Con un accenno di timidezza nella voce e nella postura, forse.
Ma forse, allo stesso tempo, con una franchezza dei gesti e delle parole che prende vita quando ci parla di «una musica di liberazione, dell’essere tutti uguali... come alla fine del mondo...», oppure quando ci rivela che «a me piace questa musica perché fa male… è musica per ribelli senza rivoluzione», o ancora, quando ci confida, come in un dialogo a tu per tu con ognuno di noi presenti al dibattito, che il senso di questo viaggio forse è un po’ come «andare nei posti dove c’è l’eco per urlare “Ti amo” e ottenere risposta».

Condividi su:

Seguici su Facebook