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Le opere vincitrici del primo premio letterario 'Cesare De Horatiis': 'Le diciannove e quindici'

Jason Gabriele Volpi

a cura della redazione
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Vengono pubblicate in questa sezione le opere vincitrici del primo premio letterario 'Cesare De Horatiis' di Furci.
Il seguente componimento si è classificato al secondo posto della 'sezione adulti'.

Le diciannove e quindici, Jason Gabriele Volpi (Empoli)

Sono le 19;15. Ed è tutto a posto.

Sono le 19;15, e lo sento dall’autobus delle 19;05, che costeggia la fermata poco qui sotto, dopo aver pagato dazio al traffico del mercoledì sera di metà maggio.

Sono le 19;15, e ne sono sicuro. L’orologio è nel corridoio, ma io ho imparato a leggere i rumori della piazzetta qui sotto lo studio, fra il vagare degli studenti con la loro libertà e le parole qua e là dei passanti, che piano piano si svuotano, circolarmente, mentre la piazza scandisce la sera come il quadrante di un orologio.

Sono le 19;15, e anche se sono distante posso affermare con certezza che in piazza ci sarà il professore che avevo alle superiori, laureato in matematica, sempre assorto, con l’aria da intellettuale che mette un po’ in soggezione, anche fuori dalla scuola... Ma io so bene, perché lui me l’ha detto, che a quell’ora in realtà pensa solo alla partita del mercoledì sera...

Sono le 19;15, e se fossi là fuori sarei certo di incontrare Sally che gira per i negozi e sembra sempre che non pensi proprio a nulla, con l’aria un po’ svampita che ti fa quasi sorridere... Ma io so bene, perché lei me l’ha detto, che la sera verso le otto ha in mente solo quel dubbio che non se ne va sulla decisione più importante e difficile della sua vita...

Sono le 19;15, e penso a Livio, con la sua camera proprio di fronte al mio ufficio, che a quest’ora non sa ancora di godersi gli ultimi cinque minuti di sonno, prima della sveglia antipatica delle 19;20, che annuncia l’ennesimo mercoledì, l’ennesimo turno di notte...

Ed è proprio strana la vita, perché accanto a Livio abita Guglielmo, che a quest’ora dovrebbe passare dalla piazzetta, stanco e impaziente di tornarsene a casa dopo una giornata di lavoro infinita.
Il paese è questo. Livio e Guglielmo si conoscono da anni e non si incontrano quasi mai.

Quando uno torna, l’altro parte. Succede sempre più spesso, anche in un paesino così, dove ci si conosce un po’ tutti. Qui le stradine ancora scrivono storie, rilegate elegantemente dalla copertina della piazza storica. Sì, perchè nel paese mio la piazza non riempie, ma svuota...
Svuota la solitudine dalla mente e il cuore dalle preoccupazioni, quelle preoccupazioni, che anche in un paesino come il mio, tutti tendono a tenersi dentro sempre di più, scordando o volendo scordare che esiste ancora una comunità...

Ed io non faccio eccezione, che gioco a fare lo scrittore, ma sono umano, e quando arrivano le 19;15 arriva sempre la sensazione incombente di aver vissuto la mia giornata non come un libro da scrivere, ma come un compito da eseguire... E a volte me la prendo con la memoria, che mi rammenta sempre che siamo ancora a maggio, ma un secondo dopo mi porta già in stradine, attimi ed ore indimenticate: quelle estati lontane, vissute negli anni, quei giorni di festa, che in un piccolo paese sono sempre un po’ più di festa, quella gioia interminabile, che in un paesino è sempre un po’ più infinita...

E a volte penso che sia assurdo, come tutti questi pensieri si dissolvano in un attimo, appena la piazzetta mi viene incontro alla porta del mio ufficio e l’atmosfera che sguscia fra gli spifferi e i capelli sembra già zuccherata: un sapore dolciastro nuovo e inconfondibile che profuma già d’estate in arrivo... E proprio fra i capelli mi sovviene improvvisamente quel ricordo scordato: domenica ci siamo dati appuntamento in centro con tre vecchi amici delle superiori... E come ogni sera mi accorgo di essermi smarrito, appena ritrovo me stesso nelle strade del mio paese, provando a scrivere un passato, fra le reminiscenze di un futuro che ancora non mi sono scordato.

Sono le 19;16. Ed è tutto a posto. Domani... andrà ancora meglio.

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