Il dolore e l'umanità: la commovente accoglienza del Bari per Verreth dopo la tragedia

03/08/2025
Attualità
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Quando il calcio diventa famiglia: l'intera squadra all'aeroporto per il ritorno del giocatore belga colpito dal lutto più straziante

Un abbraccio che vale più di mille parole. L'aeroporto Karol Wojtyla di Bari è diventato il teatro di un momento di straordinaria umanità nella serata di giovedì 7 agosto. Matthias Verreth, calciatore belga dei galletti, è tornato in Italia 11 giorni dopo aver vissuto il dramma più devastante che un genitore possa affrontare: la perdita del figlio Elliott Charles, di appena 14 mesi. Ad accoglierlo, insieme alla moglie Seli Muyabo e alla primogenita Amelia Madelyn, c'era l'intera famiglia biancorossa, pronta a stringersi attorno al proprio compagno nel tentativo di alleviare un dolore che nessuno può realmente comprendere se non lo ha vissuto. Un episodio che dimostra come, al di là delle statistiche e dei pronostici che si possono consultare per maggiori informazioni sugli aspetti sportivi, il calcio conservi ancora una dimensione profondamente umana.

La notizia che ha fermato il ritiro

La tragedia si era consumata durante il ritiro pre-campionato a Roccaraso, in Abruzzo. Una giornata apparentemente normale, con la squadra riunita per il pranzo, trasformata in un incubo quando Verreth aveva ricevuto quella telefonata. Le urla strazianti del giocatore avevano immediatamente fatto comprendere a tutti la gravità della situazione, gelando l'atmosfera e sospendendo in un istante ogni attività.

La reazione della società pugliese era stata esemplare nella sua prontezza e sensibilità. Luigi De Laurentiis, presidente del Bari e figlio di Aurelio patron del Napoli, aveva lasciato ogni impegno per raggiungere personalmente il calciatore. Un gesto non scontato in un mondo spesso descritto come cinico e governato esclusivamente da logiche economiche. De Laurentiis non si era limitato a esprimere le consuete condoglianze, ma aveva accompagnato personalmente Verreth all'aeroporto di Fiumicino, assicurandosi che potesse rientrare immediatamente in Belgio dalla sua famiglia.

Un rientro carico di emozioni

Undici giorni dopo, l'intera squadra ha voluto essere presente al momento del ritorno di Verreth in Italia. L'allenatore Fabio Caserta con tutto lo staff tecnico, i direttori sportivi Giuseppe Magalini e Valerio Di Cesare e tutti i compagni di squadra si sono radunati nell'area arrivi dell'aeroporto barese, creando un corridoio umano per accogliere il loro compagno.

Non si è trattato di un'iniziativa imposta dall'alto, ma di un gesto spontaneo nato dal legame che si crea all'interno di uno spogliatoio, quel microcosmo dove si condividono gioie e dolori, sfide e delusioni. La squadra aveva già mostrato la propria vicinanza esponendo uno striscione dedicato al giocatore belga alla ripresa degli allenamenti dopo la sospensione temporanea del ritiro. Ma questo abbraccio collettivo, fisico e sincero, rappresenta qualcosa di ancora più significativo.

Il difficile cammino verso la normalità

Per Verreth si apre ora il difficilissimo percorso di chi deve imparare a convivere con un vuoto incolmabile. Il calcio, con i suoi ritmi serrati e la concentrazione che richiede, potrebbe paradossalmente rappresentare un aiuto, offrendo momenti di distrazione dal dolore. Ma i tempi di recupero psicologico dopo un evento tanto traumatico non sono prevedibili né lineari.

Il Bari si prepara intanto alla sfida di Coppa Italia contro il Milan in programma il 17 agosto a San Siro, primo impegno ufficiale della stagione. Difficile immaginare se e quando Verreth potrà tornare a disposizione, ma la squadra ha dimostrato di comprende[...]adazioni.

Il club pugliese ha dato una lezione di umanità che trascende il calcio giocato e i suoi risultati. Ha dimostrato come una società sportiva possa trasformarsi in un supporto autentico nei momenti più bui, andando oltre le frasi di circostanza. Mentre altre realtà sportive come i Salesiani di Vasto organizzano eventi che uniscono sport e valori educativi, il Bari ha incarnato concretamente quei principi di solidarietà e vicinanza che dovrebbero essere alla base di ogni comunità, sportiva e non.

In un mondo del calcio spesso criticato per aver perso contatto con i valori fondamentali, storie come questa ricordano che dietro le maglie, i contratti e le prestazioni ci sono persone, con le loro fragilità e i loro drammi. E che a volte, il gesto più importante non è un goal segnato o un trofeo alzato, ma un abbraccio sincero nel momento del bisogno.

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