Partecipa a IlTrigno.net

Sei già registrato? Accedi

Password dimenticata? Recuperala

CAMILLO D'AMICO E IL CONGRESSO DEL PD

Condividi su:

Il Partito Democratico ha perso le elezioni Politiche dello scorso 25 Settembre. Il dato è chiaro e tratto oltreché indiscutibile.  La mancanza di una strategia chiara e di alleanze altalenanti e poco rassicuranti hanno fatto pagare un dazio di disaffezione oltre quello previsto. La convocazione di un congresso ‘costituente’ è una conseguenza non solo naturale ma necessaria. La speranza è che sia un appuntamento di confronto e riflessione non su schieramenti costituiti dai vari nomi dei candidati alla segreteria ma tra idee e classi dirigenti che si candidano per metodi nuovi e partecipati, con chiari programmi di lavoro e di governo del Partito e delle istituzioni comprensibili oltreché coerenti con gli storici principi e valori del PD e del Centro – Sinistra naturalmente alternativi a quelli della Destra – Centro che oggi ci governa a vari livelli. 

I lunghi tempi previsti per il suo svolgimento (Marzo 2023) non portano grandi speranze di cambiamento vero e profondo ma solo dare uno spazio temporale maggiore agli schieramenti interni per attrezzarsi meglio alla battaglia. Dopo una sconfitta così pesante patita alle ultime elezioni politiche, saggezza avrebbe dovuto consigliare, tempi più rapidi con cambiamenti di classe dirigente ed organizzazione sul territorio decisamente più solerti così da dare un segnale di ripresa vitale ai cittadini elettori anche in vista delle imminenti ed importanti elezioni regionali di Lombardia e Lazio. Il PD deve e può tornare ad essere la forza politica di coagulo e centrale del Centro – Sinistra ma deve profondamente ripensare valori, alleanze, organizzazione nel territorio.

Si chiama ancora ‘Partito’, immaginando un organizzazione stile del secolo scorso,  ma nei fatti non lo è perché gli iscritti sono pochi e contano poco ed i circoli, che dovrebbero essere la cellula organizzativa nel territorio, sono per lo più presenti solo sulla carta e, dove ne esistono realtà fisiche, vengono aperti solo a ridosso delle tornate elettorali per sostenere candidati per lo più calati dall’alto con poco o nessun radicamento. Il PD oggi è un partito elitario per nulla popolare e partecipato; la rifondazione dovrebbe, a mio avviso, ripartire nel ridare peso vero agli iscritti ed ai territori avendo un atteggiamento palesemente inclusivo e di chiaro rinnovamento generazionale.

Bene dare voce al popolo elettore quando non c’è sintesi, per la decisione su chi candidare ai vertici dei vari livelli istituzionali, ma cosa c’entrano cittadini che votano altrove nel decidere chi deve guidare ed essere classe dirigente del PD? Inoltre andrebbero introdotte delle semplici regole legate all’incompatibilità tra le cariche di vertice di partito ed istituzione limitando, in queste ultime, il numero dei mandati. Chiaramente le alleanze dovrebbero essere tra forze omogenee che condividono programma e valori comuni, non necessariamente ‘larghe’ sul piano del perimetro politico della rappresentanza, perché oggi i cittadini esprimono un voto piuttosto volatile e fanno confluire il loro consenso sui progetti, contenuti e sulle cose da fare e sempre meno sulle appartenenze.

Da tutto ciò è necessario discutere sui valori su cui rifondare il PD, che deve continuare a mantenere questa dizione, che partano da quelli storici del Centro – Sinistra quali lotta alla povertà e diseguaglianza, al lavoro tutelato ed equamente retribuito, dei diritti sociali, il rispetto dell’ambiente nonché della sua tutela senza sfruttamento incontrollato, della concreta parità di genere, di una tassazione giusta ed equa per tutti, di una pace fondata sul rispetto delle piene e consapevoli determinazione dei popoli, sul rispetto pieno dei diritti delle donne e di ogni genere e razza umana.

Un partito che sia ‘popolare’ e riconosciuto tale oltreché ‘democratico’ nei fatti e non solo a parole. Un partito che si candida alla guida di una coalizione ampia, partecipata e vincente di Centro – sinistra, quale alternativa a chi oggi guida l’Italia, deve fare una profonda riflessione autocritica altrimenti assisteremo all’ennesimo quanto inutile evento di ‘occasione persa’ per dare ai cittadini un concreto punto d riferimento e di  alternativa.

Personalmente mi spenderò con le mie idee perché il congresso in itinere non sia l’ennesima occasione persa in quanto credo ancora in un PD forte e condottiero; ci credo cocciutamente ancora forte di una militanza dove, per il mancato rispetto delle regole interne, nel 2014 fui sospeso per due anni senza rinnovo della tessera, per i i tristi e noti fatti accaduti a Cupello che ha permesso la non ancora finita la sciagurata ed allegra amministrazione comunale di Centro – Destra, ma dove ancora oggi sono contrariamente a chi, a suo tempo, fu attore protagonista di quelle scelte perché emigrato altrove ma, si sa, il tempo è galantuomo facendo giustizia delle ingiustizie!!!

 

 

Condividi su:

Seguici su Facebook