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L'analisi anticapitalista di Dario Leone sulla vicenda di Cutro

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Ho scritto molte volte sul concetto di “naturalizzazione”. Intendo riferirmi ai prodotti culturali dei sistemi, ovvero a “sovrastrutture” psico-sociali che hanno la funzione di normalizzare qualsivoglia aspetto del potere dominante che governa la società. Sociologicamente è un concetto applicabile in ogni contesto storico e in ogni angolo del mondo. Raramente chi vive dentro la propria dimensione sociale riesce ad avere contezza di tale processo di naturalizzazione. Noi, nell’era dell’iper capitalismo globalizzato, tendiamo a considerare strutture come i mercati finanziari al pari delle montagne e fenomeni come la disoccupazione al pari del mare. Tutto è ormai naturale, ovvio, inevitabile. È nella natura del funzionamento della vita… La morte non fa eccezione. Così, se un cardiopatico che vive in una località dell’entroterra muore, non lo si attribuisce tanto al taglio indiscriminato alla sanità pubblica, alla scomparsa di guardie mediche e di ospedali, ma all’inevitabile corso della vita. Così, come il suicidio di un padre di famiglia precario è attribuito alla fragilità del suo carattere e non ad una legislazione feroce che da anni semina devastazione tra i più deboli. 
 
Il Ministro Piantedosi, ha tentato coerentemente di produrre un processo di “naturalizzazione” ad un genocidio che, ripetuto decine di volte in questi anni, sarebbe passato come il naturale destino di chi non capisce che se il mare è mosso deve restare a casa sua (magari in uno dei tanti lager), riducendo l’accaduto a una mera questione di “maleducazione” tipica di chi perde la vita a pochi metri dalla spiaggia. Il Ministro si scrolla di dosso la responsabilità di decine di morti, con la stessa disinvoltura di chi dopo aver masticato tabacco, lo sputa per terra. Attenzione! Attenzione a chi pensa che Piantedosi sia un mostro concludendo la sua analisi con un semplice giudizio di valore. Il problema non è individuale, ma sistemico. Qui parliamo del Ministro degli Interni della Repubblica Italiana. Parliamo altresì, di una figura centrale della classe dirigente di un Paese occidentale, verso il quale i suoi compagni di governo hanno espresso sintonia e solidarietà. Il problema allora è più esteso e riguarda l’ideologia dominante che ha il denaro come unico valore e che lo concentra nelle mani di una sparuta minoranza che da secoli saccheggia ogni debole angolo del mondo diffondendo una disperazione così atroce da portare milioni di uomini e donne a ritenere il rischio della morte in mare preferibile alla loro condizione di massacro quotidiano. 
 
È ora di sfatare il mito della “fine delle ideologie”. La guerra fredda, combattuta tra due diverse visioni del mondo, è stata vinta da una delle due: il Capitalismo che riesce in meno di un anno a produrre in tutto il mondo il 50% delle vittime che attribuisce al Comunismo in 70 anni di esistenza, facendole passare come morti “naturali”. Siamo dunque, in una fase mono e iper ideologica che ha strutturato la propria essenza su un’idea animalesca dell’individuo. Un’idea così agghiacciante che val la pena, per gli umani resistenti, dedicare tutte le proprie forze e la propria vita a combatterla da qualunque angolazione culturale, politica e filosofica.
 
 

 
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