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L'inestricabile matassa del Pd di Fresa a un anno dalle amministrative

Il M5S è il primo partito, il Pd è commissariato

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FRESAGRANDINARIA – Un partito commissariato dal 2011, una difficile convivenza all’interno dello stesso e poco più di un anno per le prossime amministrative. È il caso del Partito Democratico di Fresagrandinaria che, oltre ai dissidi interni, deve fronteggiare l’avanzata del Movimento 5 Stelle locale.

SINDACO DI LUNGO CORSO. Tutto inizia nel 2010. Il Pd di Fresa ha un circolo di circa 40 iscritti. Il coordinatore, Alessandro Di Cesare, come altri membri del partito, è stato candidato alle amministrative del 2009 nella lista civica Risorgi Fresa avversa al candidato di lungo corso, Giovanni Di Stefano che amministra il paese dal ’95 (con alle spalle un mandato già nel 1985 e con una obbligata parentesi da vicesindaco dal 2004 al 2009). Quelle del 2009 sono elezioni particolarmente accese perché, forse per la prima volta, un’unione tra candidati di diversa estrazione (con a capo l’esponente di centrodestra, Anna Dragonetti) rischia di far vacillare le sicurezze dell’allora maggioranza.
Alla fine di una campagna elettorale non priva di tensione, le urne confermano come primo cittadino Di Stefano – anch’egli con una lista civica – con un vantaggio di 79 voti.

DOPPIO CIRCOLO. L’anno dopo il Pd locale raccoglie consensi tra i cittadini avversi all’amministrazione, ma nel partito entra anche il sindaco insieme ad altri 20 iscritti. «Ciò avviene – ricorda Di Cesare – oltrepassando il nostro circolo, ottenendo le tessere dalla direzione provinciale. Non proprio un segno di rispetto nei nostri confronti». Una mossa che non va giù al coordinatore che precisa che il sindaco di Fresa non è mai stato iscritto a partiti di sinistra (nel 2005 si candidò alle Regionali con lo Sdi).
La situazione paradossale cerca di essere appianata dai dirigenti locali, Carlo Moro (coordinatore di zona e sindaco di Lentella) e Camillo Di Giuseppe (segretario provinciale). Impensabile la coesistenza di due circoli non comunicanti fra loro. Viene raggiunto un accordo per l’ingresso a tutti gli effetti nella sezione esistente come una sorta di corrente minoritaria con le relative quote negli organi direttivi. Contemporaneamente, però, lo stesso Pd è costretto a rivedere la propria opposizione – fatta di manifesti e comunicati – perché ormai diversi membri dell’amministrazione sono entrati a farne parte.

COMMISSARIAMENTO. Il nuovo corso del Pd, però, non piace ai tesserati e gli iscritti, come racconta Di Cesare, scendono della metà: «Chi è andato via è da comprendere, perché non ha capito le difese della dirigenza del Pd nei confronti del sindaco mai tesserato prima con noi».
La situazione precipita a settembre del 2011, quando il Gup del Tribunale di Vasto decide per un maxi-rinvio a giudizio nell’ambito di una presunta truffa nella gestione degli autovelox sulla statale ‘Trignina’. Fra gli indagati ci sono vari amministratori ed ex tali dei piccoli comuni del Vastese, tra cui i sindaci di Fresagrandinaria e Lentella.
Il circolo del Pd decide di associarsi alle richieste della minoranza consiliare chiedendo le dimissioni del primo cittadino (proprio iscritto) e affigge un manifesto nella propria bacheca. Pochi giorni dopo, il coordinatore di circolo, Alessandro Di Cesare, viene avvisato via mail del commissariamento della sezione di Fresagrandinaria ed è sostituito nelle sue funzioni dal coordinatore locale, Carlo Moro.

SITUAZIONE ATTUALE. Di Cesare denuncia l’assenza di spiegazioni dai vertici: «Ho scritto sia a Silvio Paolucci, segretario regionale, che a Di Giuseppe, ma non ho mai avuto risposta. Io ho votato Pd alle ultime elezioni, ma molti simpatizzanti si sono comprensibilmente spostati sul Movimento 5 Stelle». L’anno scorso, Moro ha riaperto il tesseramento, ma buona parte del gruppo riconducibile all’ex-coordinatore non ha rinnovato l’iscrizione.
«Ora il gruppo che prima era in maggioranza – spiega Moro – non ha la tessera. La fase di commissariamento è alla fine. A breve ci sarà il nuovo tesseramento e a novembre i congressi. Se il gruppo originario del Pd torna nel partito ed è in maggioranza rispetto a quello del sindaco non vedo dov’è il problema. Quando nel 2011 si arrivò a un accordo, il vecchio gruppo dirigente non rispettò gli accordi presi. Entro 15 giorni si sarebbe dovuto comporre un nuovo direttivo rispettando comunque la maggioranza del partito. Ma questo non avvenne mai».

Moro, inoltre, risponde anche sulle iscrizioni che nel 2010 furono eseguite scavalcando il circolo: «All’epoca il sindaco andò a ritirarle di persona nella sede provinciale. È normale che siano state consegnate a un primo cittadino iscritto del Pd, anche se da poco».

Intanto, alle ultime elezioni politiche, il Movimento 5 Stelle si è attestato come primo partito locale con 18 voti in più del Pd. Un segnale di rottura chiaro. Sbrogliare o meno la matassa da parte della dirigenza locale dirà molto sul prossimo sindaco di Fresagrandinaria.

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