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A S. MARIA DI CANNETO L’ABLATIVO E’ASSOLUTO E IL SOLE SI MUOVE

di Franco Valente

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Se volessimo fare la storia del mondo con le versioni ufficiali dei fatti, (quelle fornite da chi gestisce il potere) gli studiosi di storia non avrebbero motivo per cercare la verità.
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La storia dell'arte non sempre è quella ufficiale dei documenti e delle epigrafi. Bisogna interrogare le pietre e le pietre prima o poi parlano.
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Così pure per capire l'epigrafe illeggibile dell'Abate Rainaldo
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Per far parlare la lunetta del portale ho tenuto ferma per tre ore la macchia fotografica sul cavalletto.
Alla fine, quando il sole stava per tramontare e l'ombra del leone "di sopra" ha raggiunto il petto del "leone di sotto", ha detto qualcosa, ma ancora non ho capito bene tutto….
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L’importanza dell’ablativo assoluto.
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ANCHE A CANNETO UNA SILLABA VALE PIU’ DI UNA VOCALE ISOLATA.
Aspettando un segnale divino, è possibile ricostruire una storia con una sillaba al posto di una lettera?
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L’11 marzo 1179 con un suo privilegio papa Alessandro III estendeva all’abate Rainaldo di S. Maria in Canneto la protezione della Santa Sede al monastero e ne confermava i possedimenti.
E’ un documento di particolare importanza non solo perché per la prima volta non è menzionato nè il monastero di S. Vincenzo al Volturno, nè quello di Montecassino, dai quali precedentemente dipendeva, ma anche per il fatto che viene precisamente indicato il nome di un abate, Rainaldo, che, quindi, aveva una sua specifica giurisdizione su S. Maria di Canneto.
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Si deve partire da questo documento per capire qualcosa della complessa storia della sua architettura.
Sulla facciata attuale si apre un portale che per un periodo potrebbe essere stato in altro luogo. Contiene un’epigrafe che, per quanto semplice, crea non poche perplessità per la sua interpretazione. Peraltro, nonostante sia ben visibile e composta di solo quattro parole, non è stata mai trascritta correttamente e non è stata mai analizzata sotto il profilo strettamente grammaticale.
Chiunque abbia provato a interpretarla si è fermato alla parte ovvia delle prime due parole:
ABBATE RAYNALDO.
Non ci volevano i professori per capire che il committente del portale sia stato l’abate Raynaldo.
Il problema viene dopo.
Prima di tutto perché l’epigrafe, nella parte finale è irrecuperabilmente abrasa. Non se ne capisce la causa. Si potrebbe ipotizzare che per un periodo la lunetta, dopo essere crollata, sia stata utilizzata in altro luogo che ne avrebbe compromesso l’integrità.
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Sul campanile oggi si trova una pietra che è stata riutilizzata non sappiamo quando, ma che nel 1329 stava in altro luogo ad attestare che in quell’anno l’abate Nicola aveva fatto realizzare qualcosa di importante.
Sulla pietra malamente ricollocata in epoca moderna, si legge:
ABBAS NICOLAUS
A. D. MCCCXXIX
(Abate Nicola anno Domini 1329)
Io sospetto che l’abate Nicola abbia fatto rimontare la facciata di S. Maria facendo ricollocare al suo posto la lunetta che era stata, per un certo periodo, destinata a un altro uso.
Ritengo che a in un’epoca prossima al 1329 sulla facciata siano stati ricollocati anche i due leoni romani che presumibilmente erano già collocati sulla precedente facciata.
Quindi a questa data dovrebbe essere ricondotta la ricollocazione, ma con un ordine del tutto casuale, delle pietre che in maniera ordinata costituivano la facciata più antica attribuibile all’epoca di Raynaldo.
Egualmente a Nicola potrebbe essere attribuito il rifacimento della torre campanaria e la sua sopraelevazione con la realizzazione delle celle campanarie in una forma vagamente simile a quella attuale.
Se così fosse dovremmo ritenere che il portale di Raynaldo segnasse intorno al 1179 il limite del nuovo impianto della basilica. Quando in pratica si raddoppiò in lunghezza.
A questo punto potremmo cominciare a capire cosa volesse dire l’abate Raynaldo con quelle tre parole che seguono il suo nome.
Molto semplicisticamente è stata proposta una lettura priva di qualsiasi logica, mettendo qua e là puntini sospensivi:
ABBATE RAYNALDO FECIT (…) IRAE (….) A.
Addirittura V. Ferrara vi legge ABBATE RAYNALDO FACIET .
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Qualora volessimo leggere ABBATE RAYNALDO FECIT ME(…), "Abbate Raynaldo" sarebbe un ablativo assoluto che, quindi, letteralmente vorrebbe dire: mentre Rainaldo era abate. Siamo tutti d'accordo.
Diventa difficile, a questo punto aggiungere "fecit me" con altre parole incomprensibili "(…)irae" aggiunte dai professori.
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Orbene la questione si concentra sul "fecit me" a cui è attaccata incomprensibilmente la vocale maiuscola I.
Osservando con maggiore attenzione la T di "fecit", unita alla vocale I finale, la parola diventerebbe "fecisti".
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Dopodiché segue un incomprensibile ghirigori cui è attaccata una chiarissima vocale E alla gotica.
Ho consultato due esperti epigrafisti. Ambedue sostengono che l’ultima parola, monosillabica, debba essere letta ME.
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La frase, sebbene incompleta nella parte finale abrasa, direbbe con precisione, semplicemente: ABBATE RAYNALDO FECISTI ME (…)
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Dunque è la chiesa che parla in prima persona e dice "mi facesti quando Raynaldo era abate…
"
Probabilmente al nome del committente seguiva la consueta data dell’anno di Cristo che, come abbiamo osservato, era riferita al periodo in cui Raynaldo era abate. Cioè a un periodo immediatamente successivo al 1179.
 
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