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MARIOTTI, TAGLIENTE E IL PATTO TERRITORIALE

L’EDITORIALE DI ODS SULLO SCONTRO VASTO – SAN SALVO

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Una decina di anni fa organizzai una missione in Canada e proposi ad Arnaldo Mariotti di venire. Timidamente gli dissi se avessi potuto invitare pure Peppino Tagliente, caro amico oltre che mio direttore ai tempi di Qui quotidiano. Mariotti, non solo non mi disse di no, ma mi rispose d’acchito: “Scusa, ma gliel’hai detto a Peppino?”. Gli risposi: “No che non gliel’ho detto, aspettavo di parlarne con te”. E lui di rimando: “Ma dai chiamalo che l’andiamo a trovare”.

E così, Mariotti ed io andammo a Vasto nello studio di Tagliente in Viale D’Annunzio, dove rimasi letteralmente in silenzio di fronte a quell’ex comunista e a quell' ex missino che si comportavano come due vecchi amici e pianificavano il viaggio, dando lustro e spessore a quella missione. Peraltro venni a sapere che insieme avevano fatto parte di un’altra missione come consiglieri regionali: in Sud Africa nei primi anni ottanta.

Come faccio sempre, quando resto colpito, in macchina di ritorno a San Salvo provocai Mariotti, dicendogli: “Non sapevo che tu e Peppino foste così…amici”. Mi rispose che erano stati l’uno sindaco di San Salvo e l’altro di Vasto appena dopo la caduta della Dc nei primi anni novanta e che, tra le altre cose, avevano fatto insieme l’avvio del Ci.ve.ta, la metanizzazione al villaggio Siv, la sanatoria di campo sportivo e caserma a San Salvo, la progettazione del nuovo ospedale a Pozzitello, il Patto territoriale e lo Sportello unico (Suap).

Ecco, quando ho sentito (e condiviso su questo sito, perché la notizia aveva del clamoroso) la conferenza stampa in cui Francesco Menna (con tutta Giunta e la struttura comunale, che mai si era vista in simili conferenze) annunciava l’uscita di Vasto dal Suap di San Salvo ho ripensato a Peppino ed Arnaldo, alle partite di calcio Vasto contro San Salvo ed alle pietre del dopoguerra tirate dai comunisti sansalvesi a Spataro ed ai vastesi che lo accompagnavano qui.

Mi sono pure ricordato di quando sempre Mariotti e Tagliente avevano proposto insieme la prima presidenza del Ci.ve.ta. per il compianto Panfilo Di Silvio, trovando la quadra di fronte alla gustosa ventricina di Decoroso Boschetti, assessore missino della Comunità montana. Ma come avranno fatto sti due a mettersi alle spalle Spataro e le pietre, Taverna e la Pro Vasto e secoli di campanilismo (Vasto governata dai nobili e noi dagli abati, poi loro dalla Dc e noi dai socialcomunisti nell’immediato secondo dopoguerra)? 

Oltre a farmi questa domanda, mi sono anche chiesto: il Suap, anzi le assunzioni al Suap, sono state condivise o sono andate tutte ad un Comune ed un sindaco? I vastesi, per uscire incazzati dal Suap, ci saranno mica rimasti male per come (e da chi) è stato gestito?  La vicenda dello scambio (scambio è un eufemismo) dei segretari (che sono pure Direttori del Suap) c’entra con questa scelta?

Bisogna darsi queste risposte per capire perché si è arrivati allo scontro Vasto – San Salvo. Bisogna vedere non tanto come hanno fatto Mariotti e Tagliente ad andare d’accordo (glielo chiederò a loro se si faranno intervistare fra qualche giorno). Ma soprattutto se ci sono motivi veri, personali, relazionali che hanno determinato la scelta vastese, parallela peraltro all’ingresso di Vasto nell’ Unione dei Comuni dei Miracoli per la centrale di committenza. 

In quell’Unione i Comuni sono governati dal centrodestra, quindi non si può dire che Vasto nel lasciare San Salvo e guardare a Casalbordino/Scerni abbia fatto una scelta partitica. No, c’è dell’altro nella clamorosa decisione di Francesco Menna, della sua Giunta e della sua struttura comunale. E, prima o poi, lo verremmo a sapere, anche perché questo “isolazionismo sansalvese” capita proprio nel bel mezzo della campagna elettorale per le prossime regionali. 

 

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