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40mila euro ai Comuni per le strade, Acerbo: «C'è l'ombra della clientela»

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Maurizio Acerbo, di Rifondazione comunista, va all'attacco della giunta regionale di Luciano D'Alfonso: «La settimana scorsa avevamo espresso fortissime perplessità sulla delibera del 4 marzo con cui la giunta distribuisce cinque milioni di euro a pioggia a 123 Comuni abruzzesi per interventi sulle strade (nel Vastese: Carpineto Sinello, Carunchio, Castiglione Messer Marino, Celenza sul Trigno, Dogliola, Fraine, Fresagrandinaria, Furci, Guilmi, Liscia, Montazzoli, San Buono, Schiavi d'Abruzzo, Torrebrunaleggi). Senza alcun
bando
sono stati finanziati 123 Comuni su 305. Come è avvenuta la scelta? Come sono stati scelti i Comuni da finanziare? La lettura della delibera finalmente pubblicata sul sito della Regione non solo conferma, ma rafforza il giudizio negativo sulla vergognosa operazione dalfonsiana. Mentre gran parte dei Comuni abruzzesi ignoravano l'opportunità offerta dalla Regione fino all'ultimo, i sindaci che avevano avuto la soffiata inviavano richiesta di fondi».

«Delibera della vergogna»Continua Acerbo: «Infatti nel testo della delibera il numero dei Comuni è 119, ma nell'allegato diventano 123 per far spazio agli ultimi arrivati. Ci sono Comuni ammessi al finanziamento di cui non risulta nemmeno il numero di protocollo di arrivo in Regione (avranno chiesto i fondi per sms?). E le richieste di 25 Comuni sono arrivate in Regione lo stesso giorno della delibera! C'è anche qualche ripescaggio: un Comune viene finanziato sulla base di un telegramma del 2011! Ad alcuni si dà molto meno di quanto hanno chiesto, ad altri di più. Un pasticcio amministrativo condito in salsa clientelare. Il comunicato di D'Alfonso parla di "solidale considerazione per i Comuni che hanno sofferenza nell'attività di manutenzione". Cosa commovente. Ma come poteva un Comune segnalare le proprie sofferenze se non c'è stato un bando a cui rispondere? Non vorrei che D'Alfonso abbia scelto i Comuni a cui erogare i contributi in base ai suoi giri elettorali. E' evidente che siamo di fronte a una delibera che contrasta con qualsiasi principio di corretta amministrazione. È la delibera della vergogna».

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