Remo Rapino, scrittore lancianese originario di Casalanguida, ha vinto il premio Campiello 2020 con il suo romanzo Vita, morte e miracoli di Bonfiglio Liborio, edito da Minimum Fax. È il quarto abruzzese a riuscirci, dopo Mario Pomilio, Ignazio Silone e Donatella Di Pietrantonio.
Un trionfo a sorpresa per Rapino, che ha avuto 92 voti sui 264 della Giuria Popolare di Trecento Lettori Anonimi. “È stata una bella cosa, guagliò, poter incontrare tutte queste belle persone”, ha dichiarato a caldo lo scrittore sul palco di piazza San Marco a Venezia, dove per la prima volta si è svolta la finalissima del Campiello, solitamente di scena al Teatro La Fenice. “Non me lo aspettavo. Sono davvero felice, e anche Liborio lo è. Questo per me è stato come un viaggio, durante il quale ho conosciuto tanti amici e provato molti sentimenti”.
I finalisti della 58esima edizione del premio organizzato dalla Fondazione Il Campiello-Confindustria Veneto erano Sandro Frizziero, giunto secondo con 58 voti con Sommersione (Fazi Editore), Ade Zeno con L'incanto del pesce luna (Bollati Boringhieri), terzo con 44 voti, Francesco Guccini con Trallumescuro. Ballata per un paese al tramonto (Scrittori Giunti), quarto con 39 voti, e Patrizia Cavalli con Con passi giapponesi (Einaudi), quinta con 31 voti.
Rapino è nato nel 1951 a Casalanguida ma deve considerarsi lancianese a tutti gli effetti. Presso la città frentana, lo scrittore svolgeva la professione di insegnante di filosofia nei licei. Prima di Vita, morte e miracoli di Bonfiglio Liborio, già candidato nella dozzina dei finalisti del premio Strega, Rapino aveva pubblicato i racconti Esercizi di ribellione (Carabba, 2012) e alcune raccolte di poesia, tra cui La profezia di Kavafis (Moby-dick, 2003) e Le biciclette alle case di ringhiera (Tabula Fati, 2017).
Soltanto il 4 agosto scorso, Rapino aveva presentato il suo romanzo presso la Nuova Libreria di Vasto.