Partecipa a IlTrigno.net

Sei già registrato? Accedi

Password dimenticata? Recuperala

Tenuta democratica e progettualità condivisa

L'editoriale di Rodrigo Cieri

Condividi su:

 

L’editoriale di Orazio Di Stefano del 5 gennaio 2021  «O partiti (deboli) o un presidente (forte)», dopo una sintesi dei governi che si sono succeduti in Italia da De Gasperi a Conte, così conclude: «… se continueremo a stare in una repubblica parlamentare continueremo ad avere le liturgie che da De Gasperi a Conte si ripetono da 75 anni», cioè governi deboli, mentre con una repubblica presidenziale si avrebbe un presidente forte, perché eletto con suffragio diretto e si nomina la squadra di governo. Luciano Violante durante la trasmissione “Stasera Italia”, qualche sera fa, poneva la domanda: si vuole un presidente del consiglio che media o uno che decide?  Il problemaè serio,  c’è e si pone prepotente in una fase storica molto delicata in cui non si può sbagliare: Recoveryplan e pandemia.

Sono sessantaquattro i governi che si sono succeduti in Italia dalla I Legislatura, IV governo De Gasperi dell’8 maggio 1948, all’attuale governo Conte, quasi settantatré anni. Sono tanti, è vero. Eppure un fatto positivo va colto: la tenuta della democrazia in un sistema parlamentare ove i partiti sono presenti proporzionalmente al loro consenso elettorale. Spesso i partiti piccoli hanno condizionato la durata di un governo con il ricatto; erano determinanti a mantenere la maggioranza. Questo è l’aspetto negativo che si è cercato di ridimensionare adeguando più volte la legge elettorale, più o meno maggioritaria, più o meno proporzionale.

In questo sistema il presidente è forte solo se riesce a far convergere i partiti verso un progetto condiviso della nazione e un programma omogeneo e se la squadra, che purtroppo non è di sua libera scelta, ma dettata da equilibri di partiti e all’interno di questi da correnti o con peso politico forte.

Un’accusa che ricorre è la ricerca della poltrona. Il fatto è che poltrona e contenuti non sono separabili. Le idee, i contenuti nascono nella testa degli uomini, ma non viaggiano da soli. Si realizzano con persone esperte e competenti. Come si spiega che politici diversi realizzano o no, o traducono in pratica in modo e in tempi diversi gli stessi contenuti? Se una squadra non va, non rende, va sostituita per intero o aggiornata.

Occorre un presidente che sappia mediare o un presidente che sappia decidere? La nostra costituzione non prevede il presidente forte o decisionista per elezione diretta. Ma è possibile avere un presidente forte che sappia mediare, che è una virtù politica essenziale, di primaria importanza, e che sappia decidere coordinando il lavoro di una squadra fatta di persone competenti, le migliori espressioni dei partiti. I cittadini sanno recepire se il governo ha una visione chiara della nazione, se il governo sa dove andare e dove li vuole portare. Un po’ del metodo Ciampi potrebbe tornare di moda: verifiche continue sull’operato di ministri e sottosegretari i quali danno direttive e lasciano la gestione all’apparato amministrativo che comunque vanta persone di qualità.

Conte temporeggiatore alla democristiana maniera? Qualcuno lo dice. Gli si riconosce comunque la capacità di mediare in virtù anche della sua esperienza professionale. Allora niente piano B o C; meglio puntare all’unità, alla convergenza di vedute, alla sintesi delle proposte, anche a costo di qualche rinuncia amara.

Niente minacce o ricatti da parte di nessuno, nessuna presunzione di avere il 100% delle ragioni dalla propria parte. Troppo importanti per il futuro dell’Italia i progetti che saranno realizzati con i finanziamenti spalmati in sei anni. Dato che i governi non durano a lungo, si abbia almeno l’accortezza di ottenere la massima condivisione parlamentare in modo che i governi successivi, pur di orientamento politico opposto, si sentano vincolati alla continuità amministrativa e non smantellino quanto programmato o in via di realizzazione, a meno che non sia troppo evidente il fallimento.

E Renzi? Ancora in fase sfida. Attenzione. Un antico adagio calza a pennello: corda troppo tesa spezzò se stessa e l’arco.

 I cittadini chiedono umiltà e dedizione piena al bene comune.

Condividi su:

Seguici su Facebook