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LA RAGIONE PARLA SOLTANTO DOPO AVER ASCOLTATO

L' editoriale di Andrea Mastrangelo

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LA RAGIONE PARLA SOLTANTO DOPO AVER ASCOLTATO.

Il greco antico è una lingua meravigliosa. La sua caratteristica più sorprendente è che scava nella realtà ed arriva dritta e sferzante al significato nudo delle cose. Passatemi questa definizione azzardata: il greco non usa tanti giri di parole. Dovremmo, in effetti e per dovere di riconoscenza nei suoi confronti, tirarlo in ballo più spesso, soprattutto nei momenti in cui le parole abbondano o addirittura lo sproloquio diventa usanza comune.

Ma a cosa servirebbe esumare, coi tempi che corrono, una lingua morta?

Tornare al greco equivale a tornare all’essenziale, al significato, al nocciolo della questione. “Crisi”.

Quanti abusi politici, mediatici e sociali ha subito questa parola!

“Crisi”, che negli ultimi giorni ha assunto il significato politico, con accezione negativa, di instabilità, di insicurezza. Questa crisi di governo, annunciata come proclama di una politica che invita allo “state sereni”, arrivata a concretizzarsi in tempi e modi sbagliati, rischia di portare con sé strascichi politico-sociali di non trascurabile rilevanza.

Sarebbe inutile girarci intorno, la situazione del paese è sotto gli occhi di tutti e di certo non è ambizione mia, né di questo articolo senza né capo né coda, tentare di dare una soluzione universale a questo impasse. Dio mi liberi dalla tentazione di avere soluzioni pronte all’uso per ogni problema che esiste sulla faccia della terra! Ma bisogna pur comunicare, bisogna pur stimolare e punzecchiare opinione pubblica e classe dirigente; è necessario lo sperone per generare il moto.

Allora il suggerimento, umile come sempre, è quello di tornare all’essenziale.

“κρίνω” (crino), verbo greco dal quale deriva la parola “crisi”, vuol dire “distinguere, scegliere” . Di conseguenza “κρίσις” (crisis), altro non è che scelta, distinzione, capacità di giudizio da applicare ad una fase che risulta decisiva. Allora non è poi tanto negativa questa parola.

Che sia questo un momento decisivo per la storia della nostra Repubblica?

Sicuramente l’auspicio è quello di una classe dirigente che urli meno parole scomposte dagli scranni parlamentari e che sappia scegliere con tutte le responsabilità che ne conseguono. D’altronde chi urla e sgrana gli occhi ha sempre torto e tende molto spesso ad eludere il proprio passato scomodo col cancellino della paranoia; la ragione invece parla soltanto dopo aver ascoltato, con la speranza che alle parole seguano i fatti.

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