Credo che lo stemma francescano di S. Giovanni dell’Eremo a Guglionesi possa far riaprire i termini della questione relativa alla datazione della sua origine perché, con molta probabilità , per una serie di considerazioni farebbe retrodatare la sua invenzione di quasi mezzo secolo.
E’ abbastanza noto che le varie famiglie francescane abbiano in comune uno stemma la cui ideazione per tradizione viene ricondotta a S. Bonaventura di Bagnoregio che visse tra il 1217 circa e il 1271. Questi intorno al 1243 entrò tra i Frati Minori (Minoriti) Francescani. Nel 1253 terminò i suoi studi di teologia e divenne magister di teologia con la licenza all’insegnamento.
A S. Bonaventura viene attribuita l’iniziativa dello stemma araldico dei Minori Francescani costituito da uno scudo azzurro con le mani di Cristo e di S. Francesco inchiodate l’una sull’altra.
Per quanto ne sappia non si conosce immagine di questo stemma almeno fino alla canonizzazione di S. Bonaventura che avvenne il 14 aprile 1482. In ogni caso la figurazione più antica è quella delle due mani sovrapposte e unite da un solo chiodo che le trafora.
E’ comune convinzione che solo durante il generalato di Francesco Sansone (1475-1499) lo stemma sarebbe stato ufficializzato con una consistente variazione. Eliminato il chiodo, le due mani si sarebbero distinte con l’aggiunta delle due braccia, una coperta del saio di S. Francesco e l’altra nuda di Cristo.
In questo modo l’emblema assumeva il significato simbolico del patto di indissolubilità tra l’ordine francescano e la chiesa di Cristo.
Dunque lo stemma francescano con il braccio nudo di Cristo e quello coperto dal saio di S. Francesco non sarebbero anteriori ad un’epoca che va dal 1475 al 1499. Gli studiosi sono propensi a collocarlo verso gli ultimi anni di quel secolo.
Poi nel tempo, con il moltiplicarsi delle divisioni all’interno della famiglia francescana, lo stemma si è connotato con l’aggiunta della Croce, del cingolo francescano, della corona di spine, dei simboli della passione e con decorazioni di vario genere. Ogni nuova congregazione francescana, insomma, vi ha apportato alcune modifiche per garantire una propria riconoscibilità .
Non entro nelle questioni delle singole rappresentazione e sulle motivazioni delle distinzioni perché in questo momento interessa cercare di capire l’origine dello stemma che appare sul portale della chiesa di S. Giovanni dell’eremo di Guglionesi.
Di questa chiesa si sono già occupati altri studiosi e le notizie sono sufficienti per delineare alcuni momenti fondamentali della sua storia e rinvio, per riassumere tutto, all’accurato studio di Gabriele Morlacchetti sui Conventi di Guglionesi (in AAVV. Guglionesi. Il convento di S. Francesco, Campobasso 2003). Non mi sembra, però, che in questi studi si sia approfondita la questione dello stemma e del portale.
La chiesa di S. Giovanni dell’Eremo nasce nell’ambito di un monastero certosino, edificato per volere di Carlo figlio di Roberto d’Angiò.
Anche Guglionesi (insieme a Palata) vide la presenza diretta di Roberto d’Angiò che nel 1315 concedeva il feudo a suo fratello Pietro, conte di Gravina ed ultimo dei figli di Carlo II. Il possesso durò poco perché Pietro perse le vita nella storica battaglia di Montecatini il 29 agosto dello stesso anno lasciando Guglionesi e le altre terre all’unica figlia Agnese che, sposando il fratello del padre Giovanni di Durazzo, ebbe i tre figli Carlo, Luigi e Roberto. Stessa identica sorte per Montenero di Bisaccia.
L’interesse diretto della famiglia di re Roberto per Guglionesi è documentato anche dalla circostanza particolare che suo figlio Carlo, duca di Calabria che poi sarebbe premorto al padre, nel 1338 diede in questo territorio inizio alla costruzione di una certosa dedicata a S. Giovanni Battista (AA. VV. Il Monastero di Santa Chiara, Napoli 1995, p. 9) detta dell’Eremo, successivamente ceduta dai monaci Cartusiani ai Minori Francescani nel 1452.
Parto proprio da quest’ultima circostanza per dare una spiegazione dello stemma e del portale che oggi sopravvive nella facciata della chiesa più volte trasformata nel tempo.
Il portale, piuttosto semplice, si compone di una parte superiore con lunetta ogivale appoggiata ad un listello con una pronunciata cornice dentellata e una inferiore rettangolare con cornici lineari interrotte solo nell’architrave da uno scudo di tipo sannitico.
Unico elemento decorativo, ripetuto sulla base dei due piedritti, è una picca gigliata che farebbe pensare ad una esecuzione anteriore al 1442. Cioè anteriore al passaggio dalla dominazione angioina a quella aragonese. E’ questo un elemento stilistico che potrebbe ricondurre il portale all’epoca della fondazione del monastero certosino. Ma così non è.
Infatti, lo stemma in alto e le imprese araldiche che vi sono rappresentate permettono di datare con sicurezza l’opera ad un epoca non anteriore al 20 luglio 1447 e non successiva al 24 marzo 1455. Con ragionevole sicurezza possiamo dire che la data del portale coincida esattamente con quella del 1452 e che corrisponde all’arrivo dei Minori Francescani.
Lo stemma, che ne fa parte integrante essendo stato scolpito direttamente sull’architrave, pur essendo riconducibile alla famiglia francescana è piuttosto singolare.
La parte centrale è occupata dalle due braccia della tradizione francescana, ma in posizione inversa, ovvero rivolte verso il basso. Il braccio nudo di Cristo si sovrappone a quello coperto dal saio di S. Francesco. In alto, nello spazio residuo delle braccia incrociate sopravvive, quasi irriconoscibile, una sorta di patera circolare, mentre in quelli orizzontali sono due rosette, egualmente molto rovinate, ad otto petali.
In basso sono poste due chiavi decussate con i cosiddetti ingegni rivolti verso l’alto.
Proprio queste chiavi sono la soluzione al problema.
Scartata l’ipotesi che abbiano voluto significare che quella della chiesa sia la porta del paradiso, come si è scritto da qualche parte, la risposta va trovata all’interno dell’insegna collegando quelle chiavi all’emblema francescano.
La soluzione si trova contestualizzando l’anno 1452, che corrisponde all’arrivo dei Minori francescani, con l’epoca di Niccolò V, che fu papa dal 1447 al 1455.
Perché Niccolò V fu importante per il movimento francescano?
Nel 1447 moriva papa Eugenio IV. Si riteneva che il suo successore sarebbe stato Prospero Colonna, che godeva anche della protezione di Alfonso d’Aragona, re di Napoli. Venne eletto, invece, Tommaso Parentucelli mentre, tra l’altro, la Chiesa era impegnata a risolvere la questione della elezione dell’antipapa Felice V e la situazione internazionale appariva particolarmente ingarbugliata.
Personalità di grande cultura, Niccolò V cercò di ricucire una serie complicata di strappi, ma soprattutto mostrò particolare attenzione nei confronti del movimento francescano.
Durante il suo papato, per esempio, fu canonizzato Bernardino da Siena proveniente dai Frati Minori francescani, e, soprattutto fu effettuata una ricognizione sul corpo di S. Francesco con l’apertura della sua tomba. Inoltre con la bolla Pastoralis officii del 20 luglio del 1447 consentì che la federazione delle fraternità terziarie fossero un Ordine canonicamente distinto all'interno della famiglia francescana e che potessero eleggere un proprio Ministro Generale.
Ma la cosa che più ci interessa riguarda la scelta delle sue insegne papali. Convinto assertore della indipendenza della Chiesa dalle vicende personali delle famiglie di origine dei papi, scelse come emblema del suo pontificato le due chiavi di S. Pietro: Di rosso, a due chiavi decussate d'argento, gli ingegni in alto, e legate dello stesso.
Dunque queste considerazioni permettono di dare una definitiva soluzione alla interpretazione e alla datazione del portale della chiesa di S. Giovanni dell’Eremo a Guglionesi. Il portale è da collocarsi temporalmente proprio al 1452 e gli emblemi che vi appaiono sono quelli più antichi dell’ordine dei Frati Minori francescani e del papa Niccolò V che li protesse particolarmente.
La circostanza appare particolarmente interessante per chi si occupa di araldica religiosa perché avremmo a Guglionesi la più antica rappresentazione dello stemma francescano in una forma che anticipa quello più conosciuto con le braccia rivolte verso l’alto. Una rappresentazione che appare molto prima della data che con una certa condivisione viene collocata alla fine del XV
secolo.