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L' APPLAUSO A CONTE E LA DIFFICILE SINTESI DI DRAGHI

L' editoriale di Andrea Mastrangelo

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L'applauso tributato a Giuseppe Conte dai dipendenti di palazzo Chigi è stato emozionante, giusto tributo a chi ha saputo gestire uno dei momenti più bui della nostra storia repubblicana. Questo è un dato di fatto inconfutabile. Giuseppe Conte è entrato nel mondo politico Italiano quasi in punta di piedi, come avvocato della nazione, ed esce momentaneamente di scena con una standing ovation. L' Italia aveva bisogno di una persona perbene e Conte si è fatto apprezzare certamente per le sue qualità di professionista ma forse ancora di più per il suo essere uomo ammodo.

Questa crisi di governo è arrivata nel momento peggiore, gestita dai partiti, senza eccezione alcuna, in maniera sbagliata fino a quando il Presidente Mattarella non ha deciso di mettere il punto e di andare accapo. In una situazione del genere non possono esserci né vincitori né vinti, si esce sconfitti a metà come dice la canzone di Arisa. I partiti, da attori protagonisti, hanno preferito giocare un ruolo passivo, hanno preferito non scegliere. Il Presidente della Repubblica, dal canto suo, vista la situazione di pantano, ha districato silenziosamente e sapientemente la matassa nel miglior modo possibile. Et voilà!

Sulla professionalità, le competenze e la storia di Mario Draghi non c'è nulla da discutere. Anzi, come si direbbe in gergo, tanto di cappello. Si può invece essere o non essere d'accordo con le sue teorie. Fatto sta che proprio Mario Draghi, ad oggi è chiamato a mettere insieme gli ingredienti della ricetta. Sicuramente il solco è stato tracciato dal suo predecessore e, in un certo senso, la riconferma di alcuni ministri del precedente governo fanno intuire che effettivamente il lavoro svolto dalla squadra di Conte non era poi così sbagliato. Vai a vedere che il problema della politica e dei suoi mestieranti era proprio il suo capitano troppo perbene da risultare indigesto a qualcuno? Il tempo darà le sue risposte. Fatto sta che vedere Italia Viva e Renzi stendere i tappeti rossi a questo nuovo esecutivo lascia un po' perplessi. Allo stesso modo si può rimanere basiti nello scoprire Salvini europeista e pronto a bere caffè in compagnia di Laura Boldrini. Oramai, alea iacta est.

Indubbiamente la sfida del Recovery Plan è un' opportunità senza pari, bisogna saperla sfruttare. Senza troppi giri di parole, il tanto agognato senso di responsabilità al quale ci si è appellati negli ultimi giorni deve essere la linea guida di un azione governativa in grado di rappresentare gli interessi della nazione intera e non quelli di una parte sola. Allora è giusto il tutti dentro, proprio in nome della responsabilità, ma sia veramente questa il faro, il punto luce di ogni politica pubblica. A Mario Draghi spetta infine un compito difficile, molto difficile, che è quello di trovare la sintesi e tra Brunetta e Di Maio, Speranza e Carfagna, tra Giorgetti e Patuanelli e la matassa resta purtroppo abbastanza intricata.

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