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Draghi in due parole: Futuro e Giovani.

L' editoriale di William Ottaviano

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Da studioso e appassionato di comunicazione politica da tanti anni ho l’abitudine di ascoltare, rileggere, stampare e sottolineare i discorsi dei leader nei momenti più  importanti della storia occidentale. 

L’intervento di Draghi alle Camere fa recuperare decenni di sterile contrapposizione ideologica. Riporta al centro la democrazia in nome della responsabilità verso le generazioni future all’insegna dello spirito repubblicano.

L’ex presidente della Bce ha usato parole nette su temi potenzialmente divisivi come il futuro dell’euro (“irreversibile”) come il destino del sovranismo (“non c’è sovranità nella solitudine”) come la difesa della concorrenza (le cui restrizioni “limitano gli investimenti sia italiani che esteri”) come la tutela dell’ambiente (la cui protezione va conciliata “con il “progresso e il benessere sociale”). Oltre ad una ridefinizione del collocamento atlantista del nostro paese: più lontano dalla Cina e molto lontano dalla Russia rispetto ai precedenti governi Conte.

Parla di futuro Draghi quando ricorda che la pandemia ha colpito sopratutto l’occupazione giovanile, che la mancanza di continuità del servizio scolastico andrà a colpire le generazioni più giovani e che la strategia del sostegno alle imprese ha senso se si scommette sugli outsider. 

La vera trasversalità del presidente del Consiglio sarà non tanto la capacità di mediare tra i partiti ma essere alleato di quella

generazione che chiede più che sussidi per galleggiare opportunità per tornare a sperare.

 

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