I sepolcri imbiancati sulla morte del calcio sono uno spettacolo indecente.
Sono decenni che il calcio non è più quello romantico della schedina del totocalcio e delle radioline attaccate all’orecchio. La Superlega è solo l’ultimo tassello dell’evoluzione finanziaria di questo sport. Tutti gli indignati di questi giorni fanno un po’ ridere. Nessuno si è mai preoccupato quando, ogni anno, decine di piccole società dilettantistiche non sono riuscite a iscriversi ai campionati minori.
Da anni per vedere in TV il calcio bisogna fare più abbonamenti ma nessuno ha pensato ai tifosi che non possono permetterselo.
Campionati spalmati quasi su un’intera settimana solo per introitare più soldi dai diritti TV.
Finali di coppe giocate in improbabili paesi esotici e nessuno che ha pensato ai tifosi che non potevano godersi lo spettacolo allo stadio. Biglietti sempre più cari e introvabili ma nessuno ha mai pensato a contenere i prezzi. Nei centri più grandi è impossibile trovare un campo di calcio o calcetto per far giocare bambini e ragazzi liberamente. Tutto a pagamento.
Di quale fine del calcio si parla?
La Superlega è solo un club di super ricchi che non vuole condividere il malloppo con l’UEFA e si prende le chiavi della cassaforte. Il pallone si è già bucato da tempo, inutile piangere.