Partecipa a IlTrigno.net

Sei già registrato? Accedi

Password dimenticata? Recuperala

Per l' ’Abruzzo del futuro, ripartire dall’ agricoltura Bio.

L' editoriale di Vittorio Ramundi

Condividi su:

Secondo i dati della Coldiretti, l’emergenza Covid ha spinto i consumi domestici di alimenti bio al record di circa 3 miliardi di euro grazie alla svolta green degli italiani costretti in casa dalla pandemia, ed il seguente via libera al ddl sul biologico rappresenta un passo di notevole importanza verso la tutela dei consumatori e delle vere produzioni di casa nostra.

Un grande passo in avanti è l’approvazione da parte della Commissione Agricoltura del Senato della proposta di legge che prevede l’introduzione di un marchio per il bio italiano, per contrassegnare tutti i prodotti biologici ottenuti da materie prime italiane che potranno essere valorizzate e protette sul mercato internazionale con la denominazione “biologico italiano”.

Il settore bio riscuote grande approvazione anche in Abruzzo, dove registra un trend, seppure di bassa intensità, in positivo. I dati dell’ISMEA (Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare) rilevano una costante crescita dell’anno 2019/2020 che fanno ben sperare per tutto il comparto del biologico. Anche in Abruzzo, come nel resto dell’Italia, è cresciuta negli ultimi anni la domanda di prodotti biologici. I dati che emergono evidenziano un forte aumento delle produzioni e quindi una sempre più forte richiesta da parte dell’utenza, che si sta dimostrando sempre più sensibile al settore. Il problema del settore dell’agricoltura è che le grandi estensioni dedicate all’industria, quindi alla grande distribuzione, sono trattate con pesticidi ed altri composti derivanti dal petrolio.

L’agricoltura moderna e le politiche di mercato sui beni di largo consumo stanno portando inevitabilmente all’esaurimento delle risorse naturali, alla distruzione della variabilità genetica della vegetazione spontanea e della fauna. Il tema ambientale, ovviamente, ricade anche nel settore dell’agricoltura e dei territori.

L’agricoltura biologica indica il metodo di coltivazione e di allevamento che permette solo l’utilizzo di sostanze naturali, quindi assenza di pesticidi e sostanze tossiche. Dare risonanza e sfogo, anche culturale, all’agricoltura biologica significa accrescere un modello di produzione che eviti lo sfruttamento, ma che attraverso l’utilizzo delle risorse naturali possa divenire il nuovo modello da seguire anche su larga scala e che possa durare nel tempo.

L’Abruzzo, da sempre considerata la regione verde d’Europa, su questo potrebbe dare il buon esempio invertendo il trend e partire da subito con una sensibilizzazione sul tema dell’agricoltura bio, mettendo in relazione la domanda e l’offerta. Quindi i tanti produttori locali con la richiesta delle famiglie. La questione agricoltura, quindi il Bio, è soprattutto una questione di visione politica. L’ente regionale, che ha le competenze e capacità, dovrebbe puntare gran parte della sua azione amministrativa in questo senso. L’agricoltura e la produzione ad essa correlata, nella nostra regione, è un punto di forza da sviluppare e da salvaguardare. L’emergenza pandemica ha colpito tutti i settori produttivi del nostro territorio, e non solo. Ripartire da punti cardini, come l’agricoltura Bio, potrebbe permettere di rimettere in movimento un settore di notevole importanza per il nostro territorio. Incentivare, magari, i centri di acquisto bio, quindi incentivare i circuiti ad essi dedicati potrebbe essere il primo passo per sviluppare un nuovo modello di domanda ed offerta oggi sempre più richiesto. Questa crisi pandemica ed economica potrebbe essere un incentivo nel cercare delle nuove soluzioni che nel mondo Bio potrebbero essere il primo punto di partenza per tornare a far essere l’ Abruzzo eccellenza nel settore.

Condividi su:

Seguici su Facebook