E’ uscita in questi giorni l’ autobiografia di Rodrigo Cieri: 407 pagine, edita da “il Torcoliere”, con prefazione di Luciano D’ Alfonso, postfazione di Nicola D’ Adamo e prologo di Francesco Mugoni.
Il libro racconta la vita intesa vissuta dall’ ottantatreenne Cieri. Il quale è stato professore per ventecinque anni; preside incaricato per altri sei; sindaco per dieci, oltre che consigliere ed assessore alla Comunità montana dell’ Alto vastese; fondatore e componente della banda di Celenza e del teatro locale; dirigente dell’ Azione cattolica da giovane e segretario politico della Democrazia Cristiana per venti anni, durante i quali è stato anche consigliere al Distretto scolastico di Vasto e al Comitato di Gestione della Usl e componente del Comitato regionale del partito per espressa volontà di Gaspari ed Artese. Inoltre è stato anche maestro di ballo di primo livello e, purtroppo, imputato per dieci anni e sei giorni, poi assolto perché il fatto non sussisteva.
E’ ancora poeta ed organizzatore di certami dialettali, giornalista ed editore di un sito web (il campanile di Celenza) e soprattutto apprezzato padre di famiglia.
Con tutte le sopra elencate attività, Rodrigo Cieri può essere ben definito educatore, politico, poeta, promotore culturale e giornalista. Ma non si capirebbe la sua biografia se non lo si definisse per quello che è prima di tutto e soprattutto: un celenzano, un celenzano doc, per quanto di madre molisana.
Avrebbe fatto tutto quello che ha fatto (e che sen’altro rifarebbe) se non fosse nato e se non si fosse formato a Celenza sul Trigno? Non lo sappiamo. Possiamo dire che l’indole eclettica e dinamico-creativa l’avrebbe senz’altro portato a non mettersi in pantofole davanti la tv, ma siamo convinti che avrebbe avuto un percorso molto simile (di politico, promotore culturale, educatore impegnato nel sociale) se fosse nato e se si fosse formato in una piccola comunità come Celenza.
Infatti, dalla sua storia di vita emerge chiaramente che è la dimensione comunitaria a dargli la forza, la voglia, la passione ed anche l’ambizione di fare ciò che ha fatto e continua a fare nonostante sia ultraottantenne.
Infatti è nelle micro comunità che gli attori sociali trovano riscontro immediato nelle rispettive attività. Se tre segretari politici (di partiti diversi Dc, Pci, Psi) decidono di far partire insieme una banda musicale, la banda parte. Se un professore con la passione del teatro decide di coinvolgere alunni ed amici per fare delle rappresentazioni teatrali, le rappresentazione si fanno. Se un anziano giornalista lancia un blog locale, esso viene visualizzato anzitutto dai locali. Con questo non si vuole dire che in una piccola comunità tutto quello che si fa riesce, perché tanto a Celenza quanto a Roma contano pure i contenuti.
Tuttavia, se in una comunità fortemente identitaria attivi delle energie, proponi delle cose che restano alla storia è molto probabile che vieni seguito ed aiutato. E Rodrigo Cieri di cose che resteranno ad imperitura memoria ne ha proposte diverse: non solo la banda ed il teatro, come si è detto. Ma anche la medaglia d’argento, conferita al suo Comune, durante la sua sindacatura dal Presidente della Repubblica italiana, come pure il gemellaggio con Magstat o la Residenza sanitaria per anziani.
Per la Rsa, lui come sindaco ha dovuto attraversare un calvario giudiziario di due lustri, perché le micro comunità non hanno solo i gregari positivi e funzionali, ma anche i leader degli schieramenti opposti che guidano processi (in senso letterale) contrari. Nelle micro comunità, come Celenza, si creano innocentisti e colpevolisti, guelfi e ghibellini, destra e sinistra, che innescano attività non sempre virtuose ed unitarie. Dunque non solo una banda fatta da avversari, ma anche rotture e divisioni profonde nel tessuto sociale, come la cacciata delle suore, manu militari.
Per due volte si divide lo schieramento moderato di fa parte Rodrigo Cieri: nel ’64, allorquando vince il sindaco comunista Armando Felice e nel ‘2007, allorquando vince il sindaco populista Andrea Venosini. Divisioni, opposti schieramenti, denunce e scontri sono narrati fedelmente nel libro e lo rendono avvincente, come avvincente è stata la sua vita. Divisioni, opposti schieramenti, denunce e scontri movimentano pure la vita di paese, che diversamente sarebbe piatta.
A Celenza la vita (sociale) tutto è meno che piatta, perché i celenzani si aggregano attorno alle lotte ed alle iniziative degli opposti leader. Uno dei quali, prima di Rodrigo, è stato suo fratello, che pure fu sindaco per nove anni dal ’74 all’ 83, quando lasciò la carica e la vita per un brutto male. E toccò proprio a Rodrigo darne notizia ai componenti dell’ Amministrazione, non tanto da fratello (adorato), quanto da segretario del partito. Carica tenuta a lungo e soprattutto con disciplina.
La disciplina è tipica delle micro comunità, quelle dove ti seguono se sei una persona seria, se non dai fregature, se quello che dici lo rispetti. Ecco perché – come ha ben notato nella prefazione Luciano D’ Alfonso – i dieci anni di processo sono stati per Cieri un vero e proprio trauma (personale e sociale). Nei piccoli paesi la gente ti sta col fiato sul collo, soprattutto se hai incarichi pubblici e pretende il rispetto tanto delle norme sociali quanto di quelle legali. Per questo a Celenza non avrebbero capito una condanna, motivo per cui il nostro (aiutato dai legali Giovanni Cerella, Antonio Boschetti e Luca Dello Iacono) ha voluto strenuamente dimostrare la sua innocenza.
Ma di tutto questo, ed altro ancora, parleremo nella presentazione del libro, che faremo a settembre a Moliere Bistrot letterario di San Salvo e sarà una presentazione, in cui non ci annoieremo: in fondo Rodrigo Cieri sembra un moderato, ma è fondamentalmente un entusiasta che entusiasma.