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IL PASSAGGIO A LIVELLO

Suggestivo ricordo del sansalvese Francesco Raspa

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In un mio precedente scritto ho rievocato che in altri tempi alla marina di San Salvo, nel suo bel tratto di arenile di fine sabbia dorata, vi erano distinte due spiagge: L'una a Nord denominata di "La ve' di Nasce" e l'altra a Sud, indicata come quella di "La ve' di la staziaune".

Le spiagge oltre che dalle strade, erano anche differenziate per le loro frequentazioni: La prima, come già ricordato, era praticata per lo più da contadini e braccianti agricoli, chiamati comunemente "cafoni", senza alcun intendimento spregevole del termine, mentre l'altra era preferita dai signori della piccola e media borghesia nostrana.

Ovviamente, la scelta era libera e veniva compiuta dalla quasi totalità dei cafoni che sceglievano "La ve'di Nasce" per esigenze pratiche logistiche e di riservatezza e fors'anche di appartenenza sociale.

È utile ricordare, inoltre, che l'intera area sabbiosa d'allora era naturalmente selvaggia, caratterizzata da numerose dune e cespugli di giunco. Non era raro trovare fra di essi, vecchi bossoli od altri piccoli residui bellici arrugginiti, segno evidente di intensa attività bellica risalente l'ultimo conflitto mondiale. Difatti, quasi l'intera area del tratto sansalvese, a valle della linea ferroviaria sino ad arrivare al mare, fu interessata dall'allestimento di un aeroporto militare con relativo deposito di armi e munizioni che gli alleati decisero, per motivi strategici, di insediare appunto in quella zona.

Le armi e munizioni venivano prelevati dai navigli ancorati al largo, tramite un via vai di scialuppe, seguite da movimentazioni terrestri, che alimentavano di continuo il deposito, da cui venivano riforniti gli aerei addetti agli smistamenti sull'intero fronte.

Ma, disgressione a parte, torno a dirvi delle nostre spiagge che come si evince dai nomi, essi derivano dalle vie da percorrere per potervi arrivare; l'una portava anche alla vecchia stazione e l'altra prevedeva nel suo percorso l'attraversamento di una stradina di campagna contigua alla tenuta della famiglia "Nasci". La quale non perdeva occasione per impedirne il passaggio diretto verso il mare che la totalità dei contadini ritenevano fosse pubblica, contestando loro quella tesi.

Tuttavia, tralasciando i particolari tecnici e giuridici che ignoro, ricordo solo qualche discussione più o meno accesa con i "Nasci" che, sfociando nella concreta ragionevolezza dei bonari contadini, faceva sì che i carretti trainati dai cavalli, già inebriati dalla brezza marina, transitassero regolarmente.

Rivedo su quella via anche la presenza di un maestoso albero di more, sempre pieno di frutti che quasi si offrivano ai più per la loro abbondanza.

Invece, un vero e proprio tormentone era rappresentato dal passaggio a livello sulla ferrovia, che era spesso ingiustificatamente chiuso e che metteva a dura prova la pazienza di molti. Era abbastanza frequente, difatti, incappare in una falsa chiusura che dopo aver comportato una lunga e vana attesa, vedevi le sbarre sollevarsi, senza alcun transito di treno. Quasi una beffa!

Era assicurata, comunque, una certa regolarità del passaggio e quei contrattempi erano forse da attribuire all'eccessiva prudenza degli addetti al servizio.

Talvolta, questa situazione, scoraggiava verosimilmente l'uso di quella strada ed incentivava pericolose scorciatoie ed attraversamenti inappropriati.

Il problema venne risolto molti anni dopo, con l'attuale sopraelevata che, data l'aumentata intensità del traffico odierno, risulta dotata di una limitata carreggiata.

 

 

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