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“PER CONSERVARE I DIALETTI, BISOGNA PARLARLI”

LECTIO MAGISTRALIS DEL PROF FRANCESCO AVOLIO A CUPELLO

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Prima giornata del Festival dei dialetti d’ Abruzzo e delle radici cupellesi sabato 28 agosto. Alla presenza del presidente della Regione, Marco Marsilio, il noto linguista Francesco Avolio (professore all’ Università dell’ Aquila) ha detto: “Se volete che i dialetti si conservino, dovete parlarli”.

Non basta dunque la legge nazionale 482/99 (che tutela la lingue delle minoranze linguistiche: arbereshe, croata, sarda, tirolese, ecc…). Né basta la legge che, grazie a Manuele Marcovecchio, sta approvando la Regione Abruzzo a tutela dei dialetti, anche se essa è senz’ altro positiva ed innovativa, perché “sdogana” finalmente la lingua dei padri.

I dialetti – a detta del noto linguista - sono lingue di migliaia di minoranze “municipali” e quindi va serenamente parlato. “Alzi la mano chi non è stato rimproverato dai genitori o insegnanti perché parlava il dialetto”. Diciamola tutta: quando la maggioranza della popolazione era analfabeta (nel primo dopoguerra) o quando aveva solo la licenza elementare (nell’ immediato secondo dopoguerra) e quando bisognava fare gli italiani, soprattutto a partire dalla lingua e quindi fu necessario fare il servizio militare obbligatorio (nel periodo post unitario) o vedere e sentire la tv (sempre nell’ immediato secondo dopoguerra), allora era “quasi” giustificato il semi ostracismo verso i dialetti. Ma adesso o, comunque dagli anni ottanta del secolo scorso, si parla e si scrive ordinariamente la lingua italiana, che senso ha impedire la parlata dei padri ? Che – come Avolio ha dimostrato scientificamente – proviene dal latino ed è dunque un vero e proprio patrimonio storico valoriale ?

Alla lectio magistrale erano presenti anche Marsilio e Marcovecchio, che hanno collegato la tutela della radici (linguistiche e non) al turismo delle radici. Mentre il sindaco Di Florio ha accompagnato il presidente della Regione alla mostra sulle radici di Cupello, a cui sta lavorando un gruppo di giovani locali.

 Nella mostra sono raccolti foto e documenti sui sindaci dell’ ultimo dopoguerra, sulla squadra di calcio, sui cori e sui cinque famiglie che abitano a Cupello dal 1700, anzi da prima. (l’ archivio di Gianni Timpone contiene dati anagrafici dal 1700, mentre l’archivio comunale di Cupello dal  1811, anno in cui si è staccata dal Feudo di Monteodorisio

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