Fernando Sparvieri spesso si diletta, come me, a ricostruire le vicende della storia politica locale. Recentemente ha ricostruito la vicenda del padre, che si dimise da sindaco, senza clamore e senza andare un altro partito, men che meno in quello di cui il suocero era il fondatore. Del resto, allora era così che si faceva: la militanza era una cosa seria e quando ci si incazzava col proprio partito al massimo, ma proprio al massimo, si tornava a casa... non si fondava un altro partito per far perdere il proprio.
All' inizio degli anni '70, dunque, Evaristo Sparvieri si incazzò con la Democrazia cristiana, si dimise e se ne tornò a casa, senza manco dire cosa avesse generato il suo dissenso.
Qualche anno dopo nel Pci s' incazzo' Luigi Ruggieri, a cui alle comunali del '77 la federazione provinciale gli preferì Michele Raspa come capolista. Ruggieri (che aveva capeggiato la lista comunista per le 4 legislature precedenti) fece il vice capolista, accettando la decisione del partito, sia pure con un po' di rabbia.
Agli inizi degli anni '80, nel Psi s' incazzo' Ugo D' Ascenzo, che si dimise da consigliere comunale e, da signore qual' era, non disse nemmeno i motivi. Scrisse nella lettera di missioni: "per ragioni professionali".
La storia cambiò il 3 luglio del 1982, allorquando due consiglieri democristiani s' incazzarono con la scelta del proprio partito di far eleggere Armando Tomeo a sindaco (allora l' elezione avveniva in Consiglio comunale). La Dc era un partito potente ed a volte arrogante, capace anche di false residenze. Per cui i due consiglieri dissidenti si accordarono con l' allora Opposizione socialcomunista per eleggere Rinaldo Altieri sindaco. La settimana dopo la Dc fu costretta ad accettare il sindaco eletto coi voti della sinistra ed elesse come vice Santino Del Casale. Il sindaco designato e penalizzato dovette accontentarsi della delega ai lavori pubblici, anche se fu risarcito con la presidenza del Nucleo industriale. I grandi partiti allora risarcivano coloro che venivano frustrati nella propria aspirazione originaria.
Fu allora che a San Salvo cambiò la storia: il giovane capo del Pci locale disse: "nella Dc è passata la logica che chi si ribella comanda". Una logica, però, che si sarebbe ben presto impadronita di (quasi) tutti i partiti.
Nell' 86, infatti, quella stessa logica fu adoperata da me e Santino Di Rocco, per ottenere rispettivente il turismo e la cultura e nell' 88 da Angelo Pagano, per ottenere i Servizi sociali.
Nel '93, sempre con la stessa logica, il sindaco Bucciantonio dovette fare la sua Giunta, che sarebbe caduta due anni dopo e dopo che due consiglieri eletti con la Dc passarono all' Opposizione col Ramoscello.
Nel' 94 Mariotti, con la legittimazione ottenuta grazie alla prima elezione diretta, cercò di smarcarsi, addirittura nominando un vice sindaco del suo stesso partito: Gabriele Marchese, che, l'anno dopo andò alla Provincia e venne sostituito da un esterno, cosa che qualcuno in Consiglio comunale definì un atto d'imperio". Ma non successe nulla fino alla legislatura successiva, alloruqanod col crollo dei partiti storici, tutto torno' come prima:
Nel '98 due consiglieri di centrodestra diedero vita ad una lista civica di destra in dissenso dalla candidatura centrista di Altieri, che sarebbe tornato sindaco se quella coalizione fosse stata unita.
Nel 2002, uno degli assessori di centrosinistra defenestrati entro' nella coalizione avversa, anche se solo per una legislatura. Lo stesso fece il consigliere regionale Eugenio Spadano vendicando la defenestrazione del vice sindaco Franco.
Nel 2007, un consigliere uscente di centrodestra diede vita ad una lista civica in dissenso dal candidato presentato dal resto della coalizione. L' ultima legislatura di Marchese si aprì col presidente del Consiglio comunale eletto all' unanimità e proseguì coi dissensi interni, che causarono subbugli e rimpasti continui fino allo scioglimento anticipato del Consiglio e alla vittoria del centrodestra.
Nella sua prima legislatura, pure la Magnacca cercà di affrancarsi dal chi "si ribella comanda", ma non sempre le è riuscito, tanto è vero che ha dovuto attivare uno spoil sistem al Civeta per quietare uno dei dissidenti (e meno male che gli aveva fatto posto il professionista nominato dalla Giunta precedente).
In quest' ultima legislatura, il sindaco ha dovuto gestire poco dissenso, ma non è detto che esso non si stia accumulando e che non esploda tutto assieme (come una bottiglia di spumante).
Il centro sinistra che è emanazione diretta dei partiti di quel 3 luglio '82 risente di più di questa logica: spetta alle nuove generazioni (che non hanno vissuto i mitici anni '80) fare in modo che quando c' è un dissenso (naturale in democrazia) sia possibile gestirlo senza passare nella parte avversa.
La logica del "chi si ribella comanda" a luglio fa quarant'anni. Spetta debellarla ai trenta-quarantenni di oggi, cioè a quelli che allora non ancora nascevano