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"COLTIVARE LA MEMORIA AIUTA LE PERSONE"

per questo viene celebrata una Quercia

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Il 30 settembre a San Salvo è stata ricordata la messa a dimora di una quercia.

L' avessero fatto un gruppo di ecologisti avremmo detto che hanno fatto bene. Celebrare UN ALBERO che compie trent' anni, mentre il Comune ne sta per tagliare 26 va benissimo. Ma ad apporre una targa per ricordare la messa a dimora di una quercia non sono stati i verdi (cioè quelli del partito ecologista), ma sono stati i rossi (cioè quelli del partito comunista, poi PDS - Ds):

1) Fioravante D' Acciaro, contadino, che la quercia l' ha piantata;

2) Arnaldo Mariotti, leader del gruppo, che al tempo era siindaco f. f;

3) Mario Codagnone, sindacalista, che al tempo era segretario politico;

4) Mimmo Di Nardo, presidente della Associazione che gestisce il luogo (sede ed area esterna).

Costoro hanno convocato sotto la quercia tutti i segretari del partito che nel simbolo aveva la Quercia: Agostino Monteferrante, Valfrido Adorante, Sante Mincone e Franco Rongoni oltre ai dirigenti di quel partito, che realizzò la sezione e la inauguro' con l' ultimo segretario del Pci ed il primo del Pds: Achille Occhetto.

Per fare cosa?

L' ha mirabilmente sintetizzato Mario Codagnone: "per conservare la memoria", cosa che - sempre secondo Codagnone - "fa bene alle persone". 

Sono d' accordo con Mario: la memoria, le radici, l' identità ci fanno bene, ancor più perché ci troviamo in una società la cui fluidità che ci offre cambiamenti repentini che ci fanno dimenticare da dove veniamo. Invece, sapere da dove si viene e cosa si è fatto crea autostima. Tanto è vero che l' anziano signore che ha seminato la quercia si presenta così: "mi chiamo D' Acciaro Fioravante, sono stato un dirigente contadino e comunista" .

Aggiungo io: Fioravante non ha messo a dimora solo la quercia, ma ha anche fatto le lotte del bosco, il consigliere comunale, ha cofondato le cooperative e l' Alleanza contadina, insomma è stato un protagonista della nostra vita sociale per mezzo secolo. Per questo noi giornalisti lo intervistiamo spesso. 

Noi sappiamo che può raccontarci la storia, di cui non è stato solo spettatore, ma anche attivo protagonista. Quella storia a cui lui, da gramsciano, s' inchina quando dice: "il vento della storia ha cancellato il nostro partito e gli altri grandi partiti". 

Un vento che, però, non è riuscito a demolire la "sua" quercia, che sta lì ad imperitura memoria di quando le masse erano protagoniste del loro destino e si riunivano nelle sezioni per poter bilanciare i "poteri forti" con la forza popolare.

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