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LA PUTECHE DI DANTUCCE (La bottega di Dante)

nel ricordo di Francesco Raspa

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Negli anni del dopoguerra, che mi videro bambino ed adolescente, a "lu quart'abballe" di San Salvo, più precisamente al rione "Istonio", vi erano un paio di negozi da me frequentati quasi quotidianamente, perché essenziali come il panificio e l'alimentare.

Ma, nel fare questo, dovevo attraversare uno spiazzo prossimo al Calvario, dove si trovava "la puteche di Dantucce" con annessa officina, che per la presenza di motorini, biciclette, cose elettriche e varie attrezzature, ne restavo molto lusingato, anche perché conoscevo il suo titolare Dante Talucci, da tutti comunemente chiamato "Dantucce".

Quel rione era nato all'inizio del secolo scorso, e gli venne dato quel nome, perché vi risiedevano quasi esclusivamente contadini ed operai provenienti da Istonio, vecchio nome di Vasto, che il regime volle italianizzare dall'antico appellativo del municipio romano "Histonium".

Dante non era di Vasto, ma vi proveniva la moglie Chiarina che molto si adoperò nella conduzione di quel negozio.

Dantucce era un eccellente elettricista autodidatta, nonché un fine meccanico di moto e bici e concessionario alla vendita di un noto marchio di fabbrica dei medesimi.

Le sue mani compivano spesso dei prodigi in entrambi i campi e furono già molto utili a migliorare e rendere più sicuro il primitivo impianto elettrico originato da una turbina installata, intorno al 1930 da un certo "Ferragonio" presso il mulino "Pantanella", sfruttando l'azione della stessa acqua del canale che faceva girare la pala del mulino.

Poi l'illuminazione pubblica e domestica negli anni che seguirono, venne gestita dalla società UNES, proprietaria della centrale elettrica abruzzese capace di fornire all'epoca l'elettricità a più regioni del centro meridione.

Bisogna ricordare altresì, che la tecnologia non era ancora in grado di assicurare una distribuzione stabile dell'elettricità, capitando frequenti interruzioni con le cattive condizioni metereologiche o con assorbimenti eccessivi.

Spesso le linee erano fragili e si rompevano facilmente, lasciando interi quartieri al buio.

Le conseguenze allora erano lievi, perché non esistevano o quasi gli elettrodomestici, per cui il disagio restava solo per l'illuminazione, che le famiglie ben conoscevano, avendo convissuto con candele e lampade a petrolio e similari.

Ma noi del quartiere "Istonio", avevamo in più Dante che con la sua consueta disponibilità, risolveva in poco tempo qualsiasi problema locale dei fili; diceva sempre che la corrente riconosceva le sue mani ed esse riconoscevano la corrente, "tante nu' fele porte la currende e je' l'aricanasce sibbute"(Tanto un filo porta la corrente ed io lo riconosco subito). Mentre era assiduamente al lavoro, fumava quasi sempre, tanto che alcune dita erano completamente ingiallite dal fumo.

In seguito, alla attività subentro' il figlio Giuseppe, anch'egli ottimo elettricista, nonché precursore dell'arte idraulica sansalvese, che concentrò l'attività del negozio al solo materiale elettrico che concluse non molto tempo fa, per la meritata pensione.

P.S.: Nella bella foto del 1951, Dante ha alla sua destra il cognato ed il figlio di lui; nell'altra è ritratto in un momento di pausa, mentre in quella che ritrae via Roma, s'intravede bassa a sx la vecchia bottega.

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