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COMMENTANDO LE ULTIME “DEFEZIONI” A DESTRA

E GUARDANDO A FABIO TRAVAGLINI PER UNA PROSPETTIVA DI COESIONE E CONDIVISIONE

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Quando, qualche editoriale fa, chiedevo chi restasse a ballare l’hully gully con l’Amministrazione uscente, in qualche modo presagivo quello che sarebbe accaduto negli ultimi due giorni.

In quell’articolo, avevo considerato solo gli “otto esponenti storici del centrodestra” ossia Argirò, Chiacchia, Larcinese, Evangelista, Castaldo, Lippis, Marcello e Spadano, avevo ricordato l’uscita negli anni scorsi di Argirò, Chiacchia, Larcinese, Evangelista e Castaldo e cercavo di capire se i tre ancora in pista (Spadano, Lippis e Marcello) continuassero la loro esperienza nel centrodestra (il refrain musicale dell’hully gully era un modo di trattare l’argomento in modo scherzoso).

Ora pare certo che continui a ballare solo Spadano, perché:

Tonino Marcello si è dimesso da assessore alle attività produttive, dichiarando nel relativo comunicato stampa di “dissociarsi definitivamente dalla attuale compagine amministrativa”. Ergo non ballerà più l’hully gully;

Giancarlo Lippis, il giorno prima delle sue dimissioni, aveva dichiarato in un comunicato di voler “restare in campo”, ma senza dire con chi. Ergo non si sa, in questo momento se ballerà ancora l’hully gully con il centrodestra. Tutti sanno che la botta che ha ricevuto (che non vogliamo ricordare per non mettere sale nelle ferite) è fortissima e che qualunque cosa farà lo esporrà a critiche: 1) se torna con chi lo ha così umiliato si sentirà dire che non ha attributi; 2) se va da un’altra parte o si mette in proprio si sentirà dire che lo fa per vendetta; 3) se si prende cinque anni di riflessione gli sembrerà di essersi arreso. Sinceramente non vorrei essere nei suoi panni, ma se anche lo fossi (e mi sentissi umiliato quanto lui) saprei cosa fare, anche se questo forse non interessa a nessuno;

Andando oltre gli “storici” ossia allargando il campo agli esponenti del 2012 troviamo che non ballerà l’hully gully sicuramente Fabio Raspa, assessore alla Polizia locale, che si è dimesso insieme a Tonino Marcello. Ed al momento non è dato sapere se lo ballino gli uscenti Elisa Marinelli, Angelica Torricella, Angelo Fabrizio e Marilena Sarchione, che non mi pare di aver visto alla prima uscita della De Nicolis…ma posso pure sbagliare…per carità !

Cosa emerge da questo quadro di delusi, arrabbiati, incazzati e incavolati (cui andrebbero aggiunti anche consiglieri e candidati autorevolissimi persi per strada come Stefano Battista, Giovannino Artese, Vincenzo Ialacci, Oliviero Faienza e Fernando Fabrizio)?

E’ giusto parlare, come ha fatto il sindaco a commento delle dimissioni di Marcello e Raspa, di convenienze personali (anche se da buon avvocato ha voluto aggiungere “come riferito da tanti cittadini”)? E’ giusto scrivere: “Se la loro decisione è mossa dall’interesse meriteranno il biasimo dei sansalvesi”, quasi per additarli al pubblico ludibrio? 

Invero, i due dimissionari hanno chiaramente scritto perché se ne sono andati definitivamente. Riproduco il passaggio: “… la carenza di una conduzione condivisa, l’assenza di serenità e di coesione interna rappresentano elementi insuperabili per consentire un efficace lavoro di squadra che deve avere sempre come finalità quel buon governo che la città di San Salvo merita”. Vedremo se questo sarà confermato da altri esponenti che non si candideranno col centrodestra.

E se fosse, proprio la rilevata carenza di coesione interna ad aver determinato di queste “incazzature” e fuoriuscite? Del resto, la storia ci dice che dimissioni e dissidenze ci sono state anche con altre Amministrazioni del passato.

Per finire, senza entrare per ora nel merito di cosa sia successo nell’ultima legislatura, so bene cosa succederà nella prossima se sarà eletto sindaco Fabio Travaglini: non ci saranno questi problemi, perché con lui è impossibile litigarci.  Del resto, se io, che ci collaboro da una decina di anni e che, come tutti sanno, ho un “caratteraccio”, non riesco ad averci una benché minima discussione vuol dire che Fabio è davvero un “bravo ragazzo” (lo chiamo così, perché gli voglio bene come ad un figlio). Quindi saprà essere inclusivo ed ascoltare le ragioni di tutti, con equilibrio e buon senso. Punto

 

 

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