Dopo anni chiusi in casa è stato per me molto emozionante avere l’occasione di partecipare a un incontro in piazza a Pollutri, paese a me molto caro, guardando negli occhi il mio interlocutore. Poterlo fare parlando degli abruzzesi nel mondo mi ha reso ancor più felice e orgoglioso.
Quando sono stato membro del CRAM, nella scorsa legislatura, ho approvato e sostenuto con convinzione tutte le iniziative legate al progetto del “Turismo delle radici”. Gli abruzzesi nel mondo sono tantissimi, più di quelli che risiedono in regione ( 1.7milioni contro 1.3 milioni in Abruzzo). E molte sono le comunità nelle quali tanti emigrati hanno dato lustro alla nostra terra facendosi valere nei luoghi che li hanno accolti. Con la delegazione CRAM ho avuto l’onore di andare a vedere con i miei occhi cosa fanno i nostri corregionali in Canada e in Argentina. Ho capito l’importanza di portare avanti le tradizioni, la cultura, il dialetto, tanto per loro che si sono allontanati e per noi che siamo rimasti. Un bene inestimabile che non possiamo perdere.
Ora siamo in un momento cruciale, di passaggio tra la seconda e la terza generazione. Per questo motivo abbiamo portato il Cram in Abruzzo, perché alcuni ragazzi, figli e nipoti di nostri emigranti, non sono mai stati nella terra dei loro cari. Per chi va via il legame con la terra è ancora più forte, Io ho avuto modo di conoscere alcuni abruzzesi che hanno fatto grandi fortune in altri paesi, ma nonostante tutto avevano quale velo di nostalgia nel parlare dell’Abruzzo: la paura di non rivederlo, l’impossibilità di tornare perché ormai legati a figli e nipoti nati nella terra che li ha accolti.
Per questo credo fermamente nel cosiddetto “turismo di ritorno” una grande occasione per chi è andato di tornare e per chi vuole partire di rimanere. Perché aprire le porte a nuove generazioni, significa anche mostrare la nostra bellezza e le nostre infinite possibilità. Chi è cresciuto in grandi metropoli potrebbe voler applicare ciò che ha appreso in un piccolo borgo, incrementando lo sviluppo del nostro territorio e renderlo più appetibile alle nuove generazioni che lo vogliono lasciare. Una sorta di “ritorno dei cervelli” in cui credo fermamente.
Quindi ben vengano queste iniziative capaci di metter al centro temi come immigrazione, storia e la nostra cultura, creando una rete di grandi possibilità.