C' è qualcosa nello sguardo di questa ragazza, che mi ha suscitato una bella emozione e che mi ha indotto a scrivere questo editoriale.
È lo sguardo pulito, ma battagliero di chi non si vuole arrendere.
È lo sguardo giovane, ma esperto di chi vuole costruire il meritato futuro.
È uno sguardo sincero, ma che non si nasconde le difficoltà .
È lo sguardo di una generazione che chiama a raccolta noi tutti per dirci che passerà la nottata ed avrà i colori caldi e luminosi di un albero di Natale.
L' albero è diventato il simbolo di una tradizione millenaria di un bambino che deve venire a salvarci ogni anno, perché noi cadiamo periodicamente nelle sofferenze e negli egoismi. Ma poi ogni anno rinasciamo, perché dopo ogni notte c' è il giorno e dopo ogni caduta ci si rialza.
Questa ragazza rappresenta la sua generazione, come la nonna rappresentava la propria: questa di oggi già la chiamano la covid generation; quella della nonna di questa ragazza era la generazione del dopoguerra.
La mia generazione è stata fortunata, perché da giovani non avevamo avuto il PIL a - 10, come sta succedendo ai nostri figli per il covid e come era successo dopo la guerra ai nostri padri.
Ciò che unisce la covid generation e la generazione del dopoguerra è il PIL a - 10. Ma è anche la speranza dei giovani e nei giovani, che ben esprime lo sguardo di questa ragazza ed ancor più il suo scritto:
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