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"LA SCUOLA DEVE RIAPRIRE !"

L'editoriale di Filippo Sammartino, studente e praticante giornalista

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Sono uno studente italiano. Da marzo sono a casa in didattica a distanza e solo tra settembre e ottobre, per qualche settimana, ho avuto la possibilità di tornare a scuola. Sono totalmente deluso per come, in questi mesi, il governo ha lavorato per permettere il rientro in classe e sono stanco del fatto che l’istruzione sia messa all’ultimo posto. È inaccettabile che da marzo nessuno sia stato in grado di trovare soluzioni pratiche. È vero, all’inizio dell’emergenza tutti siamo stati per un attimo spaesati, meravigliati. Capisco che sia stato fondamentale chiudere tutte le scuole nello scorso anno scolastico. Ma, come tutte le altre attività sono ripartite, anche la scuola doveva farlo. L’economia, seppur con qualche difficoltà, è gradualmente ripartita. I luoghi di culto sono stati riaperti trovando soluzioni precise e rispettose delle normative anti Covid. La scuola, invece, è ancora oggi un punto di domanda.

Quali sono state le misure del Ministero dell’istruzione per risolvere questo problema? Comprare milioni di banchi a rotelle che non sono arrivati e che non servivano a niente? I banchi a rotelle, grande opera propagandistica del governo e del ministro Azzolina, hanno avuto un’utilità pari a zero. Bastava, come stato fatto in molte scuole, distanziare i banchi già presenti per rispettare le norme antivirus, senza spendere denaro inutilmente. Banchi che non sono nemmeno arrivati in tutta Italia, oltretutto. È naturale, poi, che intorno alle scuole, soprattutto le superiori, ruota una galassia di trasporti che possono costituire un pericolo per la salute degli studenti.

Cosa è stato fatto per risolvere il problema trasporti? Non si potevano utilizzare i soldi per i banchi a rotelle per incentivare le agenzie trasporti ad acquistare nuovi mezzi, ad assumere più dipendenti e a trovare misure per il distanziamento? Infine, tra le tante cose che si potrebbero dire, sicuramente non si possono non giustificare le misure dei governatori che hanno posticipato già il rientro a febbraio. Manca una strategia unitaria, il Ministero è debole e non riesce a dare una cabina di regia valida per tutti. Per chi si chiede il motivo di questo mio post, non lo scrivo perché penso che la didattica a distanza sia meno efficiente. Anzi. In questi mesi abbiamo lavorato intensamente, abbiamo trovato soluzioni per poter interagire tra di noi e con i nostri insegnanti pur non potendo stare insieme in classe. Ci siamo adattati, mostrando grande coraggio e forza di volontà. E non scrivo questo post nemmeno perché credo che manchi lo spirito di socialità e amicizia che solo la scuola in presenza può dare.

La mia esperienza personale mi dimostra che ci si può adattare a tutto. Dal mio punto di vista, la scuola deve riaprire semplicemente perché dopo un anno la normalità va recuperata. Da sempre le lezioni si svolgono in classe, e così deve tornare ad essere. Siamo stanchi, davvero. Stanchi di chi considera la cultura e l’istruzione l’ultima delle priorità. Il futuro di un Paese dipende dalla capacità delle nuove generazioni di migliorarlo e di rinnovarlo. I giovani non possono essere all’ultimo posto. La scuola ha bisogno di tornare ad essere scuola.

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