In occasione del ricordo de la Presentazione di Gesù al Tempio (che si celebra il 2 febbrario), Franco Valente spiega uno straordinario affresco angioino
di S. Maria delle Grotte .
Tra gli affreschi più belli della chiesa rupestre di S. Maria delle Grotte a Rocchetta a Volturno, un posto di rilievo è occupato dalla Presentazione di Gesù Bambino al Tempio.
Dal Vangelo di Luca (2,21-38): Venne poi il giorno in cui, secondo la legge di Mosè, essi si dovevano purificare. Maria e Giuseppe portarono il bimbo a Gerusalemme per presentarlo al Signore, conforme a quanto è scritto nella legge del Signore: Ogni bimbo, primogenito sarà consacrato al Signore, e per offrire un sacrificio in base a quanto è detto nella legge del Signore: Un paio di tortorelle o due piccioni (…).
C’era a Gerusalemme un uomo di nome Simeone (…).
Simeone venne dunque al Tempio, mosso dallo Spirito. Quando Giuseppe e Maria portarono il bimbo Gesù per compiere a suo riguardo le prescrizioni della legge, Simeone lo prese fra le braccia, benedisse Dio e disse: Adesso, o Signore, tu puoi, secondo la tua parola, lasciare che il tuo servo se ne vada in pace, poiché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, che hai preparato al cospetto di tutti i popoli, luce per illuminare le nazioni e gloria del tuo popolo Israele (…).
C’era lì anche una profetessa, Anna, figlia di Fannel, della tribù di Aser. Era molto avanzata di età . Dopo essere vissuta, dal tempo della sua verginità , sette anni con il marito, era rimasta vedova, giunta all’età di ottantaquattro anni non lasciava mai il tempio, servendo Dio notte e giorno, nel digiuno e nella preghiera. Arrivò in quello stesso istante e si mise a lodare Dio e a parlare del bimbo a tutti coloro che aspettavano la liberazione di Gerusalemme.
E’ questa la composizione giuntaci più completa nella narrazione e che si ricollega con evidenza ai moduli compositivi più tradizionali. E’ inevitabile per esempio il riferimento complessivo ai mosaici di Pietro Cavallini, del 1291, a S. Maria in Trastevere, anche se nessun riferimento stilistico accomuna le due opere. E’ rispettato ogni dettaglio della narrazione evangelica. S. Giuseppe sulla sinistra, con aureola gialla, è in piedi e regge nelle mani due colombe.
I capelli, ben pettinati, sono bianchi mentre bionda è la barba. Ha una tunica giallo-oro su cui si sovrappone un mantello rosso. La Madonna, anch’essa in piedi, regge nelle mani il Bambino che si rivolge con le mani tese verso Simeone. L’aureola è rossa, la tunica ed il mantello sono scuri. S. Simeone, l’anziano sacerdote, con le mani rivolte verso il Bambino, è coperto da un grande mantello verde-chiaro che nasconde quasi completamente la tunica rossa da cui fuoriesce un piede scalzo. I capelli bianchi, molto lunghi, scendono scompigliati sulle spalle inarcate. Una barba fluente ed ispida caratterizza il viso incorniciato in un’aureola gialla.
Tra la Madonna e Simeone, nella parte bassa, è situato un piccolo tavolo che allude ad un altare. E’ coperto da una tela di lino che, pieghettata sui lati, presenta motivi decorativi geometrici in rosso. Su di esso è poggiato solamente un calice. La composizione si arricchisce con l’accenno a tre arcatelle che nella parte alta, simboleggiando il tempio, vanno a confondersi con le cornici piane che inquadrano l’intero episodio e su cui compare l’epigrafe in caratteri gotici: S. SIMEON.