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Mario Antenucci, raccolta di poesie "I colori dell’anima"

Recensione di Rodrigo Cieri

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È l’ultimo lavoro che Mario Antenucci offre ai lettori nell’anno particolare, il più difficile e tormentato  dal dopoguerra in Italia, non solo, ma quasi in tutto il mondo, per la pandemia da Covid-19, ancora indomata, che continua a mietere vittime, ha cambiato le nostre vite, le nostre abitudini, ristretto i nostri spazi di libertà.

Mario Antenucci lascia libera la sua Musa, libera la sua anima di volare e lascia  vibrare il suo cuore e contempla le vicende umane con lo sguardo attento e penetrante in tutti suoi aspetti, in tutte le sfaccettature psicologiche e affettive.

I colori dell’anima vuole  essere questo: uomo, paesaggio, spiritualità, gioia, dolore, disperazione, lotta, paura, prigionia e libertà, temi variegati che l’anima, con i suoi “colori” variegati penetra, interpreta, contempla, e coglie la visione resa poetica dall’abilità versificatrice del Poeta.

I versi liberi sono una costante della poesia di Mario Antenucci che lasciano intendere facilmente che la lettura o intuizione del mondo parte sempre dal cuore in cui il sentimento dominante è sempre e soltanto l‘amore.

Parole essenziali organizzate in versi danno il senso di semplicità e musicalità, con qualche rima; il ritmo è lento quando il Poeta si compiace e sembra proprio che voglia attardarsi nella contemplazione del tramonto quale allegoria della sua vita,  nella contemplazione del paesaggio, del variare delle stagioni, nel ricordo del suo paese ormai vuoto con la sottolineatura di qualche rimpianto. Più inquieto e nervoso lo stile quando interpreta la sofferenza sua e dell’umanità costretta alla ristrettezze dei provvedimenti governativi, ma sempre con la speranza di un presto ritorno alla libertà come anche nei momenti di disperazione dei migranti vince il sogno di una terra accogliente.

L’incontro con Dio si manifesta in due momenti interessanti e diversi anche nello stile; l’abbandono con l’animo fiducioso e pio, certo di ottenere il perdono,  e quello della lotta, quel voler combattere con Dio, quella forma di rimprovero «Come faccio a crederTi, Padre / se ora abbandoni tuo figlio?»,  quando il Covid-19  seminava terrore e sembravamo impotenti.

Questo momento mi fa ricordare Giobbe in sofferente conflitto con Dio perché gli aveva distrutto tutti i beni e fatto morire i familiari, facendolo passare quasi in una attimo dalla felicità al dolore. Mai in Giobbe era venuto meno l’amore verso Dio del quale non accetta il silenzio e chiede il dialogo. Il dolore fa parte della vita. La pandemia ha sospeso il tempo per Mario Antenucci, la malattia ha preso la sua anima, l’ha “colorata”  ma la speranza è forte: «Tornerò a dipingere la via con il cuore / nel silenzio della croce spezzata».

È sempre l’uomo al centro dell’universo, l’uomo la cui vita intera fa capo sempre al cuore.

Mario Antenucci, classe 1947, di Roccavivara, vive a Campobasso.

Ha pubblicato le seguenti raccolte di poesie:Sprazzi(2005); I colori della vita(2008), nel  Le voci di dentro(2011), Pensieri e parole in libertà(2014); Pane e vino(2016, primo romanzo);   La Terra da scoprire (2019) - un reportage di viaggio neIl ' Alto Sannio e nella Valle del Trigno - Passaggi, storia,arte.

 

 

 

 

 

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