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LA VOGLIA LEGGERA. ANZI LEGGERISSIMA...

di Domenico Di Stefano (e di tutti noi...)

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Domenica dal clima incerto, sospeso tra una pigra primavera e qualche incursione d'autunno. Questo è il periodo che non si sa come vestirsi, non si sa cosa nasconde l'armadio. E poi non si sanno tante altre cose. Non si sa quando e se questo maledetto virus sparirà. Non si sa quando ci vaccineremo. Non si sa quando torneremo ad una specie di vita normale, non si sa quando si “riapre”. Non si sa della scuola, non si sa del lavoro, dell'economia, dell'arte, del pensiero, non si sa cosa ci riserva il futuro, personale e comunitario. Abbiamo nostalgia e voglia di tutto quello che è stato, che era, mentre subiamo la pressione dell'ignoto su quello che sarà.

E allora mi assale una voglia leggera, anzi leggerissima, di cose che vorrò fare appena possibile. Per esempio: voglio correre come un pazzo per le strade della città e cantare a squarciagola una canzone popolare. Voglio abbracciare chiunque ed essere abbracciato da chiunque. Voglio suonare i citofoni e scappare. Voglio riempire i palloncini d'acqua e gettarli alle ragazze (che poi meravigliosamente si vendicano). Voglio andare al ristorante a pranzo e a cena e senza consultare il menù mangiare e bere quello che consiglia la casa. Il sabato e la domenica voglio viaggiare e visitare i borghi che ho visto solo in cartolina, almeno tre per ogni regione d'Italia. Voglio scolare una birra sui gradini di una chiesa e poi entrarvi per una preghiera allegra e grata. Voglio partecipare ai matrimoni pure se non sono invitato. Voglio prendere parte a tutte le processioni, locali e di precetto. Voglio tornare a sudare e a giocare a calcetto con gli amici di sempre. Voglio tornare alle cene “degli amici di merenda”. Voglio ballare allo sfinimento durante un concerto dal vivo o salire sul palco per complimentarmi con il primo violino. Voglio organizzare una gita e stare accatastato in fondo all'autobus con altri venti a raccontare barzellette. Voglio partecipare a tutte le sagre, anche quelle poco “sacre”. Voglio andare allo stadio a tifare la squadra del cuore e a dire due parolacce all'arbitro. Voglio andare al cinema e a teatro, voglio essere il pubblico o l'attore. Voglio organizzare la pasquetta o il ferragosto con tutti i miei parenti, anche quelli di “secondo grado”. Voglio andare a riprendere le figlie a scuola e riportare a casa tutta la classe con la mia automobile. Voglio partecipare ai convegni anche di temi “stracciapalle” purché si stia in presenza, dopobarba e vari umori ammessi. Voglio fare un enorme falò con tutte le mascherine di tutti i tipi e modelli! Voglio tornare a salutare con un bacio, anzi con due, dieci, cento, mille...

Queste e tante altre “voglie” ho e intendo evadere. Mentre guardo la timida pioggia da dietro il vetro di una finestra, dorata prigione di sogni e di attese che alimentano questa voglia leggera. Anzi leggerissima.

 

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