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Questo il link sul quale è possibile seguire l'intervista che la collega Antonia Schiavarelli (portavoce del Comitato per il Referendum contro l'ubicazione del forno crematorio nel centro abitato) ha fatto al presidente degli "Amici del Capitolo di Piacenza" Gianmarco Maffini, che ha raccontato l'esperienza degli abitanti del quartiere, dove è stato realizzato un forno crematorio nel 2015 dalla Edilver, stessa azienda che ha presenteto il project financing a San Salvo.
Maffini ha riferito (peraltro aiutato da documentazione fotografica, "scovata on line" dalla Schiavarelli) che a due anni dalla messa in opera del forno c'è stato il primo incidente, con la fuoriuscita di fumi, dovuto ad un blocco del sistema. Per risolvere l'increscioso episodio inquinante sono dovuti intervenire i vigili del fuoco di Piacenza.
Purtroppo quell'incidente non è stato l'unico, per questo Maffini ha consigliato a noi sansalvesi di lottare uniti, per impedire la costruzione di un forno crematorio nel centro abitato, lotta che il Comitato locale sta facendo alacremente, come ricordato, presentando osservazioni a cui il Consiglio comunale dovrà dare risposta.
Ma sarebbe giusto che sia la stessa cittadinanza ad esprimersi con un Referendum popolare su un argomento che tocca la qualità della vita dei nostri concittadini, concendendo i regolamenti attuativi, di cui a breve si discuterà in Consiglio comunale.
Insomma prima o poi ci dovranno spiegare perché fare un forno crematorio in zona abitata a San Salvo, visto che possono verificarsi degli incidenti (come a Piacenza e Domicella) e visto che il ritorno per la città sarebbe di circa 40.000 euro all' anno, cioè come se ognuno di noi guadagnasse 2 euro a testa ALL' ANNO.